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Bono frontman non solo degli U2, ma anche del Marocco. Il forte portiere del Siviglia, finito nei titoli non per le sue prestazioni ma per lo strano “forfait” a pochi secondi dal via del match col Belgio, tornato tra i pali contribuisce sensibilmente a scrivere la storia in casa nordafricana, che per la prima volta arriva ai quarti di finale dei Mondiali, eguagliando anche il record di Ghana, Senegal e Camerun, le uniche altre selezioni africane giunte così avanti nella competizione. Portogallo o Svizzera per contendere un posto in semifinale, e quello sarebbe un risultato unico, storico e fragoroso.
Lo è già essere tra le migliori, peraltro con merito. Un pareggio ai gironi con la Croazia, poi le vittorie col Belgio e col Canada che hanno fatto capire che con i ragazzi di Regragoui, la nazionale più europea tra quelle africane, non si scherza affatto. Qualità da vendere, fisicità , voglia di sacrificarsi: ci sono tutte le caratteristiche giuste in quella che sembra quasi una squadra di club e non una selezione. E la Spagna se ne accorge a proprie spese: rischia più volte di prendere gol, ma Cheddira sente la tensione, ha a sua volta delle occasioni, specie con Sarabia al 120′ e il palo che grida vendetta, ma non appare mai dominante e in pieno controllo del gioco. E’ una sfida alla pari, e già questo è un successo per i nordafricani.
Il successo arriva in modo concreto ai rigori, che ancora una volta sono fatali alla Spagna, fuori per la sesta volta su otto se la partita va oltre i canonici 90′. Ed è la seconda edizione di fila in cui arriva l’eliminazione dal dischetto: nel 2018 fu coi padroni di casa della Russia, quest’anno col Marocco che di fatto giocava in casa vista l’incredibile presenza di pubblico. E ci aggiungiamo anche il Belgio nel 1986 e la Corea del Sud nel 2002. Rigori maledetti, ma Luis Enrique – che probabilmente andrà via – c’ha messo del suo, sbagliando a non schierare un centravanti vero dal 1′ in una partita così bloccata e senza spazi per i piccoletti. Poi, ai rigori ci pensa Bono, che gioca proprio in Spagna, a punire le Furie Rosse: due rigori li para, l’altro finisce sul palo, calciato proprio da Sarabia che ne colpisce dunque due di legni, lui che era entrato proprio perché in teoria bravo dagli undici metri. E con il cucchiaio da sangue di rettile di Hakimi, è festa grande non solo in Marocco, ma anche in tutto il mondo. L’avventura continua.
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