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L’ultimo Mondiale di Leo Messi parte con l’ombra dello psicodramma. Merito dell’Arabia Saudita dell’eterno Hervé Renard che vince in rimonta 2-1 dopo aver preparato la gara alla perfezione: reparti cortissimi, marcature ad uomo massacranti, falli sistematici, ricerca ostinata del fuorigioco. Tutti gli ingredienti che fin qui gli sono valsi due trionfi in Coppa d’Africa (Zambia e Costa d’Avorio) e che oggi gli riservano quantomeno un posto indelebile della storia dei Mondiali. Le brutte prove dei padroni di casa del Qatar e dell’Iran avevano forse lasciato una scia di aspettative di basso livello sul rendimento delle selezioni arabe. L’Arabia Saudita, quella con meno aspettative tra le tre, invece sembra voler percorrere i passi di USA 1994, quando riuscì a superare la fase a gruppi. La squadra di Renard è compatta, ma ha anche un equilibrio mentale di altro livello rispetto agli isterici argentini.Â
Se la prima tendenza che balza all’occhio del Mondiale sono i recuperi monstre tra primo e secondo tempo, la seconda è quella di un Var piuttosto attivo, forse anche troppo. Come nel finale di Inghilterra-Iran, la tecnologia interviene nuovamente su una trattenuta da calcio piazzato. Stavolta a sorridere è Paredes, atterrato in area da Abdulhamid. L’arbitro sloveno Vincic va al monitor e concede il penalty. Dagli undici metri c’è, manco a dirlo, Leo Messi che apre il suo Mondiale dopo 10′ col gol su rigore dell’1-0. Al 22′ Messi va ancora in rete, ma stavolta è il fuorigioco a fermarlo. L’Arabia di Renard non si fa intimorire dalla qualità dell’Albiceleste e si concede anche qualche rischio. Ma ogni movimento è ragionato, preparato da settimane in campo e in sala video. L’Arabia tende trappole, l’Argentina cade ripetutamente in ognuna di queste. Al 27′ Papu Gomez innesca Lautaro che segna. Ma il fuorigioco semiautomatico torna ad essere protagonista e lo fa anche al 35′ sempre ai danni dell’interista. Nel finale di primo tempo l’Arabia perde Al Faraj, costretto al cambio. Ma in avvio di ripresa si consuma la clamorosa rimonta. E non è frutto di episodi isolati. L’Arabia Saudita in avvio prende campo, alza il baricentro, costringe l’Argentina a giocare nella sua metà campo. Al Shehri al 48′ aggancia dal limite dell’area, supera Romero in velocità e lascia partire un diagonale che non lascia scampo a Martinez. L’Argentina si fa prendere dall’isterismo, l’Arabia Saudita gioca come sa fare. E al 52′ c’è l’eurogol: Al Dawsari da posizione defilata non ci pensa due volte e trova l’incrocio dei pali con un gran destro a giro.
Messi prova a prendersi la scena, ma al 57′ Abdulhamid in scivolata gli cancella la chance da gol ed esulta come se avesse segnato. Scaloni vede i fantasmi e cambia. Entrano Alvarez, Fernandez e Lisandro Martinez per Gomez, Paredes e Romero. La chance però è di Tagliafico con una deviazione da due passi, ma Al Owais mura. L’estremo difensore è un’altra pedina cruciale: solido tra i pali, preciso coi piedi, rapidissimo anche nelle uscite fuori area. Messi è ingabbiato, ci prova su punizione, ma il mancino è fuori misura. La caviglia non è al meglio e si vede. Dybala invece neanche si scalda, dopo aver recuperato in fretta e furia dall’infortunio di Roma-Lecce. Servirebbe un corazziere. Un Martin Palermo, o anche un Higuain. Ma la Scaloneta in attacco non va oltre l’1.74 di Lautaro. Al Shahrani salva sulla linea al 91′ su Alvarez col portiere a terra. Prove di assedio in 8′ di recupero. Ma l’Arabia Saudita alza la diga. Il manifesto degli ultimi minuti è un rinvio in tribuna di Al Malki. Il recupero è allungato dallo spavento di un brutto colpo subìto da Al Sharani, che esce in barella dopo lo scontro col portiere. Si chiude al 14′ di recupero. Ma Messi sbatte contro i sauditi. In Qatar si è già scritta una pagina di storia.
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