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Dal paradiso all’inferno: l’Italia dice addio al sogno Mondiale per mano della Macedonia. Un’umiliazione storica per una generazione, forse peggiore di Italia-Svezia perché il fatto di essere campioni d’Europa stavolta è aggravante e non un modo per giustificare un fallimento di un percorso. Agli azzurri il Mondiale manca dal 2014, la fase ad eliminazione diretta manca dal 9 luglio del 2006. La formula di Mancini a Palermo è quella di Wembley: impostazione a tre dietro, Insigne regista d’attacco e pressione alta. Ma la difesa è tutta nuova con Mancini e Bastoni al centro del reparto. Manca però tutto il contesto: la voglia e non la frenesia, l’organizzazione e non la confusione nell’ultima trequarti, mancano due giocatori chiave: Spinazzola e Chiesa, entrambi protagonisti dell’impresa europea e oggi assenti per un infortunio grave, fin troppo. Dagli errori su rigore passando per un gioco che non si è mai più riproposto come a Wembley. Due vittorie su sette partite tra presunzione e appagamento.
“C’è grande delusione, abbiamo fatto una buona partita, non abbiamo mai rischiato. Ci è mancato il gol, non siamo stati presuntuosi. Troppi errori da settembre, abbiamo pagato tutti gli sbagli. Resto orgoglioso di questa squadra, ma siamo distrutti. Dobbiamo ripartire”. Lo ha detto il difensore della Nazionale Giorgio Chiellini dopo l’eliminazione degli azzurri per mano della Macedonia nella semifinale playoff. “Se è la mia ultima partita? Non è il momento di parlarne”, conclude a Rai Sport. Alla fine è il giocatore che il sogno Mondiale non potrà più realizzarlo a provare a dare la carica in vista di una ripartenza difficile. Mancini commette gli errori di Lippi in Sudafrica, affidandosi ad una serie di giocatori per una gerarchia dettata solo dalla presenza a Wembley. Il Ct riparte da giocatori che da mesi non riuscivano a rendere al meglio, a scapito di chi poteva rappresentare la novità, la voglia di riscatto. Zaccagni e Pellegrini erano probabilmente i giocatori più in forma: uno in tribuna, l’altro in panchina. Alla fine il destino offre il modo più beffardo. Trajkovski, ex Palermo, segna al Barbera il gol che condanna gli azzurri alla maledizione e al loro punto più basso nella storia. Se tutto va bene, l’Italia tornerà ai Mondiali dodici anni dopo l’ultima volta. Una generazione intera senza notti magiche.
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