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La rivincita di Marciniak: saltò Euro 2020 per problemi di salute, ora arbitra la finale Mondiale

Szymon Marciniak
Szymon Marciniak - Foto LiveMedia/Reporter Torino

“A chi mi voleva seppellire, dico che è troppo presto”. Parola di Szymon Marciniak nell’aprile del 2021 dopo che il suo nome risultò tra gli esclusi delle designazioni per Euro 2020. Una scelta – quella del designatore Uefa Rosetti – legata ad un’anomalia cardiaca riscontrata al direttore di gara. Un anno e mezzo dopo Marciniak è il primo arbitro polacco della storia a dirigere una finale Mondiale. Quarantunenne, nativo di Plock, internazionale dal 2011, Marciniak è pronto a ritoccare il suo massimo in carriera, fin qui legato alla Supercoppa Europea del 2019 tra Real Madrid e Atletico Madrid. Di lui Leo Messi non ha ricordi piacevoli. Fu infatti l’arbitro della clamorosa sconfitta per 4-0 del Barcellona contro il Psg, mentre qualche mese dopo fu sempre lui a dirigere il 3-0 inflitto dalla Juventus ai blaugrana. A livello internazionale Marciniak è stato designato per il 2-1 dell’Argentina contro l’Australia agli ottavi, ma anche per il clamoroso 1-1 dell’Islanda contro l’Albiceleste nel Mondiale di Russia.

La Francia al contrario ha sempre vinto con il polacco al fischietto: nei precedenti c’è anche il 2-1 alla Danimarca in Qatar con un episodio discusso: Jules Koundé colpisce duro il numero 3 della Danimarca, Victor Nelsson, Marciniak estrae solo il giallo e il var non lo richiama per un’espulsione che da replay sembrava esserci. Un errore che ha fatto discutere, ma che non intacca il percorso di questi dieci anni di un arbitro che si è preso la sua rivincita dopo il forfait all’Europeo. Marciniak è il quindicesimo arbitro europeo a dirigere una finale mondiale e da domenica entrerà nell’olimpo insieme a Collina, Guigue, Webb e Taylor e tanti altri. Come il fischietto del Maracanazo, George Reader, anche lui è stato un calciatore professionista. Centrocampista del Wisla Plock, club della massima serie polacca, si autodefinì “un giocatore difficile da arbitrare”, ma questo “mi rende ora le cose più facili ora sul campo e nel rapporto con i giocatori più focosi perchè anche io ero fatto allo stesso modo”. Tutti avvisati nel palcoscenico più prestigioso.

 

 

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