La statistiche sono fatte per essere confermate: per l’undicesima volta di fila un’europea sale sul gradino più basso del podio ai Mondiali e ancora una volta la finalina non si chiude oltre il 90′. La Croazia è ancora una volta nell’albo d’oro della coppa del mondo, in Russia con una sconfitta nella finale che conta, in Qatar con una vittoria nella finale dei battuti. Che in realtà, era un meritato premio per le due squadre che hanno fatto meglio di tutte, eccetto le due superpotenze Francia e Argentina che sono meritatamente in finale e domani si giocheranno la terza coppa in bacheca. E’ 2-1 contro un Marocco che insieme proprio agli slavi costituisce la grande sorpresa, arrivata a fari spenti e tra tante perplessità, e incredibilmente capace di giocare sette partite, come le grandi ai Mondiali, diventando la prima e fin qui unica africana a giocare una semifinale. E a giocarla bene, arrendendosi ai Bleus superiori, mentre oggi i croati non lo sono stati.
Una finalina bella, giocata per vincerla da entrambe, e soprattutto dove non si sono visti musi lunghi. Del resto, nessuna delle due era partita per alzare al cielo la coppa, e allora questa finale per il terzo posto valeva davvero per un obiettivo importante, per salire sul podio e passare alla storia. La Croazia per bissare la Russia e confermarsi come una di quelle nazionali che, fin dall’esordio del 1998, è spesso capace di arrivare più avanti possibile, il Marocco per scrivere l’ennesima pagina di storia, e ne sono già state scritte parecchie fin qui.
Alla fine vince la Croazia, il ché è una rarità in questa edizione, visto che Modric e compagni ai gironi avevano battuto solo il Canada a fronte di due pareggi per 0-0, poi altri due segni X tra ottavi e quarti in cui soltanto i rigori hanno spinto la selezione di Dalic avanti. In semifinale il crollo con l’Argentina ed è oggi che si torna a sorridere. Segna Gvardiol, e non poteva che essere lui a riuscirsi, perché è stato il difensore più forte dei Mondiali e di sicuro il giocatore il cui valore è maggiormente schizzato alle stelle. E poi, ci pensa Orsic a illuminare la scena con un gol bellissimo.
In mezzo, il momentaneo pareggio di Dari che aveva fatto esplodere di gioia uno stadio schierato a favore del vicino paese nordafricano. Ma i ragazzi di Regragui, che è stato catapultato all’improvviso alla guida di questa nazionale giocando appena tre amichevoli e che è entrato nell’olimpo del calcio marocchino in meno di un mese, devono arrendersi: niente terzo posto, ma il quarto è come una vittoria. L’altro simbolo, è proprio Luka Modric: è la sua ultima partita ai Mondiali, fa festa e saluta col sorriso: un intero paese coi suoi quattro milioni appena di abitanti ora spera di poterlo rivedere agli Europei 2024.