Verrà probabilmente l’istinto di girarsi verso la panchina e di aspettarselo lì, col ghigno, la stampella delle ultime occasioni, l’eleganza che lo ha sempre contraddistinto. Oscar Tabarez invece questo Mondiale se lo guarderà da casa come non gli capitava dal 2006. L’Uruguay in Qatar si presenta con Diego Alonso in panchina. Classe 1975, ex Valencia e Atletico Madrid, undici presenze con la nazionale. A lui il compito più arduo: gestire l’ultimo Mondiale di Edinson Cavani e Luis Suarez a fronte del nuovo che avanza. Tradotto: c’è spazio per uno solo dei due fuoriclasse di una generazione d’oro. Chi gioca all’esordio contro la Corea? Suarez è tornato in patria al Nacional, Cavani resiste in Europa regalando ancora qualche spunto di classe al Valencia. Poi c’è l’uomo nuovo. Darwin Nunez si è illuso forse in un primo momento di poter essere l’anti Haaland in Premier. Poi la realtà gli è sbattuta addosso, ma ha saputo superare il momento di crisi. L’ex Benfica non è Haaland, ma resta uno dei centravanti più pericolosi del Mondiale in Qatar e primo riferimento offensivo per un Uruguay che deve rivoluzionare le sue gerarchie.
Nel corso dell’allenamento Diego Alonso ha anche provato il tridente pesante, ma appare più come una soluzione in corso d’opera in caso di situazione di svantaggio. Per ora a restare fuori dovrebbe essere Edinson Cavani, che in nazionale non gioca da giugno e che ha saltato l’impegno di settembre. Si scaldano quindi Suarez e Nunez insieme, con De Arrascaeta pronto ad agire a supporto. L’esame è di quelli duri. Di fronte c’è la Corea di Son ma soprattutto di Kim Min-Jae, leader di una difesa da sette porte inviolate in stagione col Napoli. Nunez contro i partenopei ha giocato meno di 45′, ma ha trovato un gol ininfluente in ottica primo posto del girone in Champions per il suo Liverpool. Kim vuole regalare un altro dispiacere al bomber dei reds. Senza Tabarez, con uno tra Cavani e Suarez in panchina, l’Uruguay si affida alla rivoluzione per superare i gironi.