Anche il girone G si chiude e con questo vanno in archivio i gironi. Da domani è tempo di eliminazione diretta con i primi ottavi, ma quante emozioni stasera in un raggruppamento che pareva abbastanza scontato, ma che tale non è stato. Il Brasile è primo, ma perde e rischia grosso, la Svizzera è seconda per un gol e se la vedrà agli ottavi con il Portogallo. Eliminate la Serbia, poco squadra e con tanto talento sprecato dalle scelte del ct Stojkovic e da un atteggiamento spesso non positivo, e un Camerun che comunque entra nella storia.
Partiamo proprio da qui, dalla vittoria last minute dei Leoni Indomabili, che si dimostrano tali: non si arrendono all’eliminazione, vanno oltre i propri limiti e dopo aver gestito per novanta minuti contro quella che a detta di molti è la favorita assoluta per la vittoria dei Mondiali (ma oggi con formazione completamente rimaneggiata) si permettono pure il lusso di segnare con Aboubakar (espulso perché da ammonito si toglie la maglietta) e di sperare nel sogno ottavi, visto che sarebbe bastato un gol della Serbia per rimettere tutto in discussione e avvicinare una qualificazione clamorosa. Così non è, ed ecco che la vittoria contro il Brasile è prestigiosa, consente di salutare con orgoglio, un po’ come la Tunisia con la Francia, ma non vale gli ottavi.
E il gol preso da un Brasile che dovrà riflettere sull’atteggiamento visto oggi e sulla necessità di fare tutti questi cambi, avrebbe potuto sparigliare le carte in modo ancor più clamoroso. Già, perché se la Svizzera avesse segnato un altro gol, vincendo 4-2, sarebbe balzata in vetta al girone con i verdeoro secondi e costretti al “derby” linguistico con il Portogallo. Che scenari, che pathos. Ma alla fine la classifica del girone è quella che il campo ha dimostrato essere giusta, compreso l’ultimo posto per i nervosissimi serbi: Vlahovic va in gol dopo aver ritrovato la titolarità, ma viene eliminato, Milinkovic-Savic sostituito nel secondo tempo e protagonista di una sfuriata in panchina contro il ct e la scelta di cambiarlo. Insomma, ci si aspettava molto di più da questa nazionale che quando c’è da farsi del male da sola è in prima linea.