E’ l’ennesimo capitolo di uno psicodramma che dura ormai da vent’anni. Ed è forse la pagina più amara, questa, un’eliminazione ai quarti che fa malissimo. Una partita sofferta, la Croazia che impone come sempre i supplementari, poi il gol liberatorio di Neymar che fa 77 come Pelè e sembra regalare le semifinali alla Selecao. Sembra, perché il Brasile trova sempre il modo di farsi del male da solo. E così, quando mancano quattro minuti al termine (dei 120′) di una partita di una sofferenza clamorosa, in cui gli spettri del Belgio 2018, del Maracanazo del 2014, dei tanti bocconi amari masticati in questi vent’anni avari di successi e persino di una finale per i pentacampioni, stavano riemergendo prepotentemente, ma sembravano sopiti e tenuti in un angolino. Ecco però che Petkovic condanna ancora un intero paese alla dannazione, proprio nell’anno in cui finalmente la squadra sembrava all’altezza della sesta stella.
Dalle stelle, alle stalle. Dalla semifinale in tasca, ai rigori da dover calciare con una scimmia pesantissima sulle spalle di una nazionale tanto ambiziosa quanto scottata dai recenti fallimenti. E lo psicodramma è servito: Rodrygo si fa ipnotizzare dal solito Livakovic, Marquinhos prende il palo. Arrivederci al 2026, e la Croazia invece sogna di ricalcare le orme del 2018.
Questa volta fa più male, perchè nel 2014 il disastro con la Germania era iniziato fin dai primi minuti, nel 2018 col Belgio comunque si era già sotto. Stavolta, nel cuore dei supplementari ai quali la Croazia aveva portato un Brasile che ha tolto i panni della squadra granitica e spettacolare vista con la Corea del Sud – del resto si è alzato il livello – ed è tornata sulla terra, era arrivato il gol di Neymar, che eguaglia Pelè ma chiude in lacrime.
Niente balletti, solo tensione. Quest’anno fa ancora più male, dicevamo, perché erano proprio i verdeoro i favoriti. C’è la sapiente gestione di Tite, c’è la maturità raggiunta da alcuni interpreti e c’è la voglia di riscatto più forte che mai. I vicecampioni in carica, però, non mollano. Tre minuti prima, clamorosa l’occasione per gelare i brasiliani, col numero di Petkovic e il tiro di Brozovic che non trova lo specchio. Sembra l’inizio della fine per la squadra di Dalic, che capitola a 15′ dai rigori, poi però Petkovic pesca il jolly e trascina tutto alla lotteria dagli undici metri. Che premia, e a quel punto era tutto scritto nelle stelle, proprio i ragazzi di Dalic, ora in semifinale contro una tra Olanda e Argentina.
Che potesse essere una partita di sofferenza, non c’erano molti dubbi. Ma forse si è andato oltre le previsioni, e le prime avvisaglie si erano viste già dal primo tempo, in cui sono poche le occasioni per i verdeoro, che fanno fatica a proporsi con continuità. Tante difficoltà e pian piano aumenta la convinzione che si potesse prolungare l’incontro fino ai supplementari. Del resto, dal 2000 a oggi soltanto la finale Francia-Croazia non è andata oltre il 90′ quando in campo c’erano gli slavi, una statistica davvero incredibile che si conferma anche oggi. E minuto dopo minuto, il Brasile comincia a temere il disastro e si fa sempre meno coraggioso, la Croazia ci crede e ha le occasioni in contropiede. Manca precisione, mentre a preservare lo 0-0 dall’altra parte ci pensa un miracoloso Livakovic. Che però non basta a eludere la bellissima combinazione in velocità dei brasiliani, con Neymar che lo scarta in uscita e deposita in rete un pallone pesantissimo. E’ il gol numero 77 per il fuoriclasse del Psg, tanti quanti ne ha segnati Pelè, raggiunto proprio nei giorni più duri per la salute di O’Rei. Esplode lo stadio, esplode un intero paese. Pronto però in un quarto d’ora a sprofondare di nuovo in un incubo che si ripete ormai ogni quattro anni.