Il presidente dell’Aic, Umberto Calcagno, è intervenuto a Rai Radio 1 per spiegare perché l’Assocalciatori si è unita alla protesta dei colleghi francesi ed inglesi, che hanno citato la Fifa davanti al tribunale Commerciale di Bruxelles per la violazione dei diritti di giocatori e dei loro sindacati. Il motivo è presto detto: si giocano troppe partite, a scapito della preparazione fisica dei giocatori, e quindi della loro salute. “Con l’introduzione del Mondiale per club nel format previsto dalla Fifa per l’estate 2025, che passa da 7 a 32 squadre, i top player dei club di vertice arriverebbero a giocare 85 partite nell’arco di una stagione – ha sottolineato Calcagno -. Lamentiamo il fatto che, unilateralmente e senza consultazioni, si sia aggiunta una competizione in un calendario già affollato“.
Calcagno prosegue: “I primi studi della FIFPro (il sindacato internazionale dei calciatori) su quanto sia nocivo per la salute dei top player tutto questo insieme di partite risalgono al 2019. L’azione legale è una strategia condivisa con la World League, anche la Lega Serie A è con noi in questa battaglia. Siamo arrivati a un contesto in cui i top player potrebbero arrivare a 85 partite nel corso di una stagione, senza soluzione di continuità rispetto alla precedente“. Il rischio secondo il numero uno dell’Assocalciatori è quello di un impoverimento del livello e della qualità generale: “Chiediamo a questi ragazzi di giocare di più, ma per questo motivo si possono allenare pochissimo, se non quasi mai. I calciatori con impegni back to back, ovvero con meno di cinque giorni di recupero da una partita all’altra, ormai svolgono solo allenamenti di scarico o di rifinitura. Siamo arrivati a un punto nel quale per massimizzare i ricavi rischiamo che il nostro prodotto alla lunga sia più scadente“.
A sostegno delle ragioni dei sindacati, Calcagno ha citato anche uno studio dell’Aic: “In una rosa di 32 calciatori, otto giocano il 50% del minutaggio complessivo. Siamo in una situazione di sovraccarico. C’è una grandissima preoccupazione anche da parte dei giocatori di non poter essere più in grado di svolgere la loro attività e di non poter essere al meglio per un numero di partite così elevato“. Calcagno ha poi concluso: “L’obiettivo che la protesta si prefigge di conseguire è sederci tutti quanti allo stesso tavolo. Ci sono anche accordi collettivi che prevedono periodi feriali e che oggi salterebbero. L’aspetto positivo è che non è più solo una questione sindacale. Se la Fifa continuerà a rifiutare la possibilità di interloquire, andremo avanti. Non bisogna essere grandi esperti per capire che un ente regolatore che impone anche le date alle Nazionali e tutto ciò che viene organizzato nel mondo del calcio non può da solo inserire una nuova competizione nell’unico periodo di riposo rimasto per i calciatori“.