In occasione dell’evento di consegna del Premio Tor Vergata Etica nello Sport 2016, attribuito quest’oggi al tedesco presso la Macroarea di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata, Miroslav Klose ha analizzato la situazione attuale della Lazio, parlando anche di quello che sarà il suo futuro. “La squadra dà tutto in allenamento ma l’importante è far vedere in partita quanto si vale. E questo qualche volta è difficile magari perché c’è nervosismo, o non lavoriamo tutti insieme da squadra“. Un premio importante quello che ha ricevuto il tedesco, per “aver dimostrato il rispetto dell’etica e del fair play, coltivandoli e facendoli propri, e qualità di atleta e uomo con la giusta concezione della pratica sportiva, trasmessa ai giovani con il suo esempio continuo”. I biancocelesti assieme alla Juventus sono le uniche due squadre rimaste a competere in ambito europeo. “Se la Lazio vincerà l’Europa League? Bella domanda, non so. Abbiamo le qualità come squadra ma dobbiamo dimostrarlo sul campo“. Un anno non facile per il Campione del Mondo, in cui sia i goal che le presenze latitano. Per quanto ancora dunque vedremo Miroslav Klose su un campo da calcio? “Gioco a calcio per divertirmi e spero di farlo ancora per un paio di anni, finché il fisico terrà perché la salute è importante”. Nessun rimpianto sulla scelta di approdare prima e proseguire poi la sua carriera con la maglia biancoceleste: “Sono contento di aver scelto la Lazio cinque anni fa, perché ho trovato questi compagni e l’affetto dei tifosi che ci sono sempre vicini anche se quest’anno un po’ meno“. A conclusione dell’evento, l‘attaccante ricorda il gesto di fair play durante un Napoli-Lazio del 26 settembre 2012 in cui ammise di aver segnato con la mano. “Per me è stato normale far annullare quel gol, è il mio carattere e i giocatori devono sempre dare l’esempio. Se posso aiutare l’arbitro a prendere la decisione giusta, lo faccio“.
Miroslav Klose: “Abbiamo qualità ma non lavoriamo da squadra”
Miroslav Klose premiato all'Università di Tor Vergata - Foto di Giorgia Baldinacci