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Una quantità indefinibile di auto e camper che tagliano l’Europa in orizzontale per andare a prendersi la terra promessa. Qualcuno, ovviamente, è rimasto fuori e c’è rimasto male, tanto che a San Siro per Milan-Cesena è comparso uno striscione nei popolari: «11.000 restano a casa: grazie Fininvest». Replica inevitabile di Berlusconi: «Conoscevo uno che era in gambissima in questo tipo di moltiplicazioni. Si chiamava Cristo e non era una s.p.a.».
Mancano appena cinque giorni alla finale di Coppa dei Campioni tra Milan e Steaua Bucarest, la prima dopo venti lunghi anni di attesa. La più grande trasmigrazione calcistica di tutti i tempi sta per compiersi ma nessuno ne ha la consapevolezza. La risposta di Silvio Berlusconi a quei tifosi delusi dal non poter mettere il naso nella leggenda è la fedelissima radiografia del presidente più vincente della storia rossonera.
Ciò che rende incantevole “Il Milan col sole in tasca. Gli anni 1986-1994” (edito da 66thand2nd) di Giuseppe Pastore è la maniacale leggerezza nella descrizione dei dettagli. Degli aneddoti dietro e dentro gli aneddoti. Una cronistoria in cui si legano a doppia mandata vicende di campo e veri e propri snodi cruciali per le sorti del Paese. A metà degli Anni ’80 dopo un decennio pieno di “ombre e polvere”, l’Italia ha voglia di tornare a splendere sotto la luce del sole. È nel calcio, che è stato, è e sarà sempre lo spaccato più tristemente reale per raccontare la gente vera, che un folle (ma nemmeno troppo) imprenditore lombardo fiuta l’occasione della vita. I retroscena dietro gli acquisti di Gullit e Van Basten, le citazioni dei memorabili servizi de “La Domenica Sportiva”, l’analisi introspettiva dell’ansia logorante di Arrigo Sacchi e della lucidità manageriale di Fabio Capello: quel genio di Pastore prende per mano il lettore e lo accompagna nei corridoi di Milanello, nelle stanze di albergo dei ritiri, negli uffici della Fininvest e alle convention di Forza Italia. Lo fa sentire un pezzo di quel magico ingranaggio iniziato a funzionare nel 1986 grazie a Silvio Berlusconi, che a differenza di Cristo divenne presto una s.p.a.
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Cinema e musica, arte e politica. Non c’è una pagina che non consenta (“Mi consenta”) di rivivere quegli anni in tutte le loro sfaccettature. Il “giuoco” spumeggiante del miglior Milan di tutti i tempi è la sintesi perfetta del pensiero del suo presidente, che in quella mattina del 18 luglio 1986 atterrò in elicottero all’Arena Civica di Milano al suono delle “Valchirie”, colonna sonora del film “Apocalypse Now”. Qualche anno più tardi, capitan Baresi dirà: “La squadra si trovò a Linate senza rendersi conto di quello che stava accadendo. Ci presero in giro, ma con gli elicotteri il presidente dimostrò subito la voglia di stupire. E noi capimmo che il vento era cambiato”.
Ogni mini-capitolo ha il sapore dolce di una puntata della propria serie tv preferita. Proprio quando sembra che si stia per concentrare su uno specifico personaggio, e nel “Milan col sole in tasca” ce ne sono molti, Pastore riprende all’improvviso i fili di una storia che sembra un romanzo. Invece è vera.
Atene, 18 maggio 1994. “Savicevic scappa a destra, semina Nadal e scodella a centro area un pallone lento e insidioso che manda in tilt i centrali blaugrana e trova appostato sul secondo palo la solita faina Massaro, «ancora una volta nelle vesti di fromboliere» come esclama Bruno Pizzul, in quella che è la sua ultima telecronaca di una finale di Coppa dei Campioni in carriera. Sta cambiando il calcio, sta cambiando l’Italia, sta cambiando tutto”.
Appena finito il libro, ve ne sarete già accorti.
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