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In occasione della seconda giornata della Milano Football Week, si è tenuto l’incontro “La squadra perfetta“, vale a dire il celebre Milan di Arrigo Sacchi, con protagonisti proprio il tecnico e Frank Rijkaard. “Ero consapevole che per lasciare lo stadio dello Sporting Braida dovette nascondere il mio contratto di cessione nelle mutande per timore che i tifosi che non volevano che fossi venduto. Quando Ariedo me lo ha raccontato, ho riso molto – ha raccontato Rijkaard, come riporta la Gazzetta dello Sport – Il rigore decisivo contro la Stella Rossa? Fu un’emozione particolare segnarlo. Doveva tirarlo il diciassettenne Cappellini, ma visto che era preoccupato dissi a Sacchi che lo avrei calciato io. Andò bene“.
L’ex calciatore olandese ha poi proseguito: “La semifinale contro il Real Madrid fu invece un grande momento, una serata quasi perfetta. “Quasi” perché la serata perfetta fu quella al Camp Nou contro la Steaua. E’ stato un onore giocare in una formazione allenata da Sacchi e con dei grandi giocatori come i miei compagni. Tornai all’Ajax perché non credevo più di essere da Milan“. Sulla sua carriera da allenatore: “Ho smesso presto perché non mi divertivo più, non avevo più motivazioni. Giocare era più semplice che allenare“. Infine, sulla semifinale di Champions tra Inter e Milan: “Se al ritorno il Milan avrà Leao sarà tutto diverso perché il portoghese trasmetterà più convinzione ai compagni. L’aspetto mentale avrà la sua importanza e magari se i nerazzurri penseranno di avere la qualificazione già in tasca…”
Ha poi preso la parola Sacchi: “Per vincere ci vuole una buona trama con giocatori funzionali al progetto. Convinsi Berlusconi a non prendere Borghi dicendo che era un buon calciatore, ma non funzionale alla squadra. Se abbiamo vinto tutto, lo devo ai ragazzi, ma anche alla società. Prima di arrivare al Milan ero curioso di sapere quanto sarei stato competitivo e all’inizio non tutto è stato facile perché dopo la sconfitta contro l’Espanyol la critica non fu tenera. Berlusconi allora radunò la squadra e parlò per 5 secondi. Disse: ‘Ho grande fiducia in Arrigo. Chi lo seguirà rimarrà al Milan, gli altri se ne andranno’. Da quel momento le vincemmo praticamente tutte, a parte un incontro che ci fu dato perso a tavolino per un petardo, contro la Roma. Il nostro imperativo era: ‘Convincere, divertire e vincere’” scrive la Rosea.
Infine, sul derby di Champions Milan-Inter: “A livello economico il Milan non avrebbe dovuto neppure conquistare lo scudetto lo scorso anno… Ha fatto un capolavoro! I rossoneri per essere competitivi devono essere un collettivo e non possono giocare in 50 metri, con qualcuno che sta fermo. Tutti devono correre. Se non lo fanno, non hanno un futuro“.
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