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Nessun rancore per Ralf Rangnick, che non fa notare più di tanto la scelta del Milan di puntare su Stefano Pioli per la prossima stagione. Il tedesco ha parlato all’interno di un’intervista alla Gazzetta dello Sport: “L’allenatore ha meritato la conferma anche per la persona che è, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione”. Il tono cambia parlando dei dirigenti: “Non conosco personalmente Boban e Maldini e non voglio dare giudizi ma mi chiedo: la società è contenta dei risultati ottenuti in rapporto ai soldi spesi negli ultimi anni?“.
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Rangnick aveva ben chiari i progetti che avrebbe attuato coi rossoneri: “Il Milan mi ha contattato a fine ottobre quando la squadra era vicina alla zona retrocessione. Se lo hanno fatto è perché cercavano una svolta. Lavoro sulla crescita e i giovani imparano molto più in fretta. Non è il mio stile insistere su calciatori di 38 anni. Non perché non siano bravi (Ibra sicuramente lo è) ma perché preferisco creare valori, sviluppare talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa”. “Il Milan per puntare ai vertici deve darsi un obiettivo concreto, come la Champions. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile all’avanguardia. E poi hanno Gasperini da cui c’è tanto da imparare. Come da Conte“, ha poi concluso.
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