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Alessio Romagnoli e Rafael Leao - Foto Antonio Fraioli
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Dalla lotta per il quinto al sogno Scudetto: in mezzo tantissime vittorie per il Milan, cullato dolcemente tra le aspettative di una stagione da quarto posto e una stagione che potrebbe rivelarsi ben oltre ogni aspettativa. Una squadra che ha vinto 18 delle ultime 25 partite, risultando imbattuta da marzo fino allo scivolone contro il Lille: troppo per parlare ancora di un fuoco di paglia, ma ancora troppo poco per certificare l’uscita dai rossoneri da un periodo buio che sta durando ormai dal post-Allegri. I rossoneri dovranno giocarsi le proprie carte in una classifica che, soprattutto ai vertici, si rivela più corta che mai: conterà ogni partita, così come ogni dettaglio. Fondamentale come non mai sarà confermare ciò che va e limitare ciò che non va.
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COSA VA – IBRAHIMOVIC: 20 gol e 7 assist in 29 partite da quando è ritornato. Questo ciò che ha fatto, ma paradossalmente ciò che ha dato ha generato un’onda d’urto addirittura maggiore. Si parla dell’effetto su giocatori che, prima del suo arrivo, non erano certamente tra i più apprezzati dalla tifoseria: Kessié, Calhanoglu e Calabria, per fare alcuni nomi. A prescindere da quanti meriti abbia Pioli e da quanto influisca giocare senza pubblico, è quasi incredibile come questi giocatori si sentano maggiormente a loro agio e abbiano limitato le amnesie all’interno dei 90 minuti. E’ anche merito di quel qualcuno che ha perso veramente poco con l’età . Non è mai stato un giocatore che fa della velocità o della corsa lungo tutta la partita il punto forte. Al contrario, se i punti forti sono la tecnica e la potenza fisica, si può giocare per altri tre anni. Poi certo: rigori sbagliati, arroganza, talvolta superficialità nei piccoli dettagli, ma grazie a lui i rossoneri sono primi. Meglio prenderlo che lasciarlo.
COSA VA – KESSIE’: con Pioli ha trovato un posto al sole. L’allenatore lo ha messo a fare il mediano vero, facendolo lavorare più per vie centrali, anche perché sulla fascia destra ora c’è un tornante che rientra e aiuta la fase difensiva. Inoltre c’è meno possesso insistito e più gioco più verticale, dove il lancione lungo a saltare il centrocampo non è blasfemia: di conseguenza anche le pecche tecniche di chi è meno portato al palleggio, anche se l’ivoriano è decisamente migliorato da questo punto di vista, si vedono meno. E’ forse il simbolo della risalita milanista: da quasi flop del mercato Fassone/Mirabelli a punto di forza imprescindibile. E’ salito di livello più di chiunque altro e ad oggi sembra al pari dei migliori centrocampisti d’Europa.
COSA VA – KJAER: Un difensore che è sempre stato considerato un potenziale fuoriclasse e che sta ottenendo i riconoscimenti che merita dopo essere stato cestinato malamente da Gasperini. E’ completo, ottimo di testa e bravo in marcatura: sta mettendo a frutto tutto ciò che ci si aspettava da lui. Coi piedi non è di certo uno che inciampa sul pallone, ma che è dotato anche di rispettevole lancio. Sicuramente, anche per caratteristiche fisiche, non è forte nei recuperi in velocità , ma per come ha giocato all’interno delle 32 partite disputate è complicato attendersi di meglio da lui.
COSA VA – BENNACER: non è il classico mediano tutto interdizione e basta, non è il giocatore di una squadra retrocessa. L’algerino ha classe e sta avendo una costanza incredibile, contenendo tutta l’irruenza che ha caratterizzato la sua scorsa stagione. Regia lucida, bravissimo a pulire i palloni in uscita, meno a vedere alla porta: nonostante tutto Pioli non lo cambierebbe con nessuno. Così come Kessié, è bravissimo a interrompere e far ripartire, più che a gestire i ritmi offensivi: entrambi svolgono ottimamente il mestiere di stoppare le iniziative avversarie e far arrivare velocemente la palla in avanti. Fanno più fatica in quelle gare in cui la palla ce l’ha sempre il Milan, ma diciamo che i rossoneri davanti hanno la qualità necessaria che possa permettere ai due di delegare il compito.
COSA VA – LEAO: sul primo passo e allungo non l’ha ancora fermato nessuno. Un giocatore dagli strappi devastanti che dà sempre l’idea di poter andare via. Con la mentalità dei top, vedi lo stesso Ibra o CR7 (portoghese come lui, quindi sicuramente non parliamo di una mancanza dovuta alla nazionalità ), la curiosità attorno alla sua possibile carriera salirebbe alle stelle. Molte volte dà l’idea di non voler correre e sembra indisponente: i momenti di vuoto cosmico durante le partite sono ancora maggiori rispetto ai momenti nei quali brilla. Basta tuttavia connettere il cervello alle gambe, per non prenderlo più. A 21 anni ha tutto il tempo dalla sua.
COSA NON VA – ROMAGNOLI: il capitano del Milan ha come alibi quello di averle giocate recentemente quasi tutte, venendo quindi vivisezionato per ogni movimento. Alla lunga ci si concentra più sui difetti che sui pregi, e l’erba del vicino (Simon Kjaer) ad un certo punto sembra sempre più verde. Non è al momento nel pieno della sua forma, ma è altrettanto vero come qualsiasi difensore di valore abbia avuto la sua partita no: vedi Upamecano contro il Paris Saint-Germain, vedi De Vrij contro Parma e Real Madrid. Allo stesso modo, il danese ora non è diventato Van Dijk.
COSA NON VA – CASTILLEJO: lo spagnolo non si è mai ripreso dall’infortunio risalente all’ultima stagione. Era un bravo soldatino, frizzante all’occorrenza, che non riesce ora neanche a puntare l’uomo: non si parla di saltarlo, si parla proprio di avere la brillantezza fisica e il morale per farlo. Al momento sembra abbattuto soprattutto a livello psicologico, consapevole di aver perso il posto in favore di Saelemaekers.
COSA NON VA – ROSA: La coperta è corta, con la difesa che darà sicuramente i maggiori grattacapi a mister Pioli. Una squadra con un ruolino del marcia del genere è normale abbia pochi flop, ma tutto deve essere sostenuto dalla profondità dalla rosa, affinché si assicuri costanza. Il difensore centrale andava preso, assolutamente. Duarte non convince, Gabbia alterna buone gare a gare piene di errori, con prestazioni a due facce anche nella stessa gara. Musacchio va recuperato, solo Romagnoli e Kjaer forniscono certezze sul lungo periodo, su tre competizioni davvero pochi. All’ultimo giorno si è tentato Simakan e quasi in extremis il prestito di Pezzella: assalti falliti. Il Celtic ha bloccato la partenza di Ajer, Fofana è stato pagato con un grande sforzo economico dal Leicester, fuori portata per le politiche di mercato rossonere, soprattutto per esigenze di bilancio. Tomiyasu giudicato troppo caro, forse non convinceva tutti totalmente. I tifosi volevano l’ala destra, o l’esterno qualsivoglia, ma non è arrivata. Forse si proverà Thauvin a gennaio, ad ora la scommessa sembra andare su Saelemaekers, un ’99 che dimostra grande intelligenza e pronto a combattere con i suoi limiti. E il centrocampo? La mediana vede Kessié e Bennacer titolari, con Tonali pronto ad acquisire sempre più certezze dando grande sicurezza a Pioli: con tre giocatori per due posti, tuttavia, non hai margine per sopperire a eventuali infortuni. Il vice Ibrahimovic è quasi un rebus: il preferito sembrava essere Rebic, la scommessa Colombo non è ancora pronta, Leao deve ancora farsi le ossa per diventare una punta. La stagione è lunga e travagliata: qualsiasi evento barbaro potrebbe, allo stato attuale delle cose, rompere un ingranaggio che al momento sta funzionando.
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