[the_ad id=”10725″]
Ai grandi appassionati di calcio sicuramente non sarà sfuggita l’impresa del Rostov, squadra russa che appena un anno fa giocava gli spareggi per restare in Russian Premier League e che adesso, invece, ha eliminato l’Ajax nell’ultimo turno di preliminari, aggiudicandosi un posto per la fase a gironi della UEFA Champions League 2016-2017. Curiosi di questo fenomeno e delle sue cause, Sportface ha intervistato Michael Braga, esperto di calcio russo.
Vorrei partire proprio dal fenomeno Rostov: si parla di un’annata casuale o frutto di un’ottima programmazione?
“Più che programmazione io parlerei di una persona, che è Kurban Berdyev, sicuramente il principale fautore dell’impresa. Se penso ad altre squadre come in passato l’Anzhi dei vari campioni o il Krasnodar, che segue una programmazione annuale, mi viene in mente che non hanno mai disputato la Champions. Invece Berdyev, sia quando era a Rubin, sia qui a Rostov, ha avuto l’opportunità di giocare la massima competizione europea. Il Rostov ha avuto comunque un’estate tribolata, con molti problemi societari e con Berdyev dimissionario per dissidi con il main sponsor. Il tecnico, però, è ancora in una posizione di consulente, perché il nuovo allenatore Dmitrij Kiričenko non è in possesso di patentino. Sul mercato si sono indeboliti, hanno perso calciatori come Kanga e Bastos, quindi senza i soldi della Champions difficilmente quest’anno avrebbero mantenuto la categoria. È una rosa numericamente scarsa, ma che grazie al suo allenatore ha ottenuto risultati grandiosi: il secondo posto, l’accesso in Champions League e alcune vittorie prestigiose nello scorso campionato come il 3-0 contro lo Zenit. È stata una rarità senza precedenti nel calcio russo”.
Bastos ha le caratteristiche per far bene nel calcio italiano?
“Bastos è un buon difensore con un buon senso della posizione e che sa difendere bene. Però a mio parere è più adatto ad una difesa a 3, in quanto non è assolutamente abile nell’impostare il gioco: al Rostov è stato molto aiutato da Cesar Navas e dall’organizzazione difensiva che ha dato Berdyev alla squadra, grazie alla quale è cresciuto molto. Non mi spiego l’investimento: a mio parere, quasi 7 milioni di euro sono tanti per lui. È stato senza dubbio un affare per il Rostov”.
Come mai dopo un periodo di grandi investimenti nel calcio russo, specialmente con Zenit e Anzhi, adesso tutto d’un tratto questa tendenza sembra scemare? Quali sono le cause?
“Parlando dell’Anzhi, si capiva che era insostenibile sin dall’inizio una cosa del genere, con un proprietario che è entrato in una realtà nuova (non strutturata come i grandi club europei) che voleva tutto e subito. Questo, evidentemente, era impossibile. Gli investimenti, poi, in un certo senso sono frenati anche dal limite di stranieri che sono ammessi nelle squadre di RPL. Basti pensare che Villas-Boas, ai tempi dello Zenit, aveva in pugno Joao Moutinho e Falcao, entrambi non acquistabili proprio per queste limitazioni presenti. Ci tengo a dire che queste restrizioni, secondo me, fanno solo del male a questo campionato, in quanto rendono i calciatori russi sicuri del loro posto in rosa e questo ha forti ripercussioni anche sull’andamento della nazionale. Lo Zenit, per ora, non affronta grandi investimenti in virtù del fatto che con l’arrivo di Lucescu, si sta aprendo un nuovo ciclo basato su giocatori giovani. In realtà, in Russia si ha l’impressione che tutte le squadre siano ricche, ma è una sorta di stereotipo, in quanto ogni anno molte squadre falliscono o rischiano di farlo. Una società da ammirare è il Krasnodar che sta affrontando spese mirate e utili non solo per la squadra ma anche per la collettività in generale, come la creazione di un’accademia dove i ragazzii possono crescere per arrivare in prima squadra”.
Il CSKA ha affrontato i gironi di Champions League da testa di serie e non ha un girone proibitivo. Ha possibilità di passare il turno?
“È un girone equilibrato, ma il CSKA non ha una grande tradizione europea. Anzi, è abbastanza imprevedibile: potrebbero arrivare primi come quarti. Sicuramente quest’anno anche loro hanno subito un forte indebolimento con la cessione di Musa”.
Cosa contraddistingue il campionato russo rispetto ad altri campionati europei?
“Un aspetto di cui a me piace molto parlare è sicuramente quello delle distanze. Infatti la trasferta più vicina per lo Zenit è quasi sicuramente la più lontana che può capitare a ogni squadra di Serie A o di qualunque altro campionato europeo e questo è un fattore che può influire pesantemente sulla prestazione delle squadre. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, posso dirti che quest’anno anche le squadre di media e bassa classifica dimostrano una buona organizzazione di gioco, facendo sicuramente tesoro di ciò che hanno visto lo scorso anno dal Rostov. Per il resto, penso che sia comunque un campionato snobbato a priori, senza particolari motivi, in quanto è comunque entusiasmante, ma che spesso viene criticato senza aver visto neanche una partita”.
Lo Spartak con Carrera, in questo momento, è primo in classifica. Ce la farà a vincere il campionato?
“Carrera sembra stia risolvendo i problemi in difesa dello Spartak, che può vantare un solo gol subito in cinque partite. Ma è una squadra che bisognerà valutare in divenire: è solita fare partenze a razzo, per poi deprimersi alle prime difficoltà. Sono 13 anni che lo Spartak Mosca non riesce a vincere un trofeo ed è difficile attribuire colpe all’allenatore. Basti pensare che Emery fu silurato e poi sappiamo tutti i successi che ha avuto. Possono farcela, dipende da loro, ma gli avversari sono tanti e agguerriti”.
Ci spieghi il flop della Russia agli Europei?
“Al di là dei possibili problemi nello spogliatoio, il rammarico è che non doveva essere una competizione fine a se stessa, bensì un banco di prova importante per i Mondiali del 2018 in casa. A mio parere questo Europeo non ha fatto altro che confermare come il limite dei calciatori stranieri sia un clamoroso errore e che non faccia altro che abbassare il livello tecnico dei giocatori russi. Inoltre, sono evidenti alcune scelte sbagliate del ct Slutski sia in fase di selezione, sia negli aspetti tattici. In vista del prossimo Mondiale, hanno appena naturalizzato Fernandes del CSKA e Joãozinho. La Russia deve migliorare sicuramente in difesa e trovare estro in attacco. Mi piace lo sperimentare nelle convocazioni del nuovo CT Cherchesov: a mio parere è il miglior modo per arrivare con le idee chiare e definite al 2018”.
Nel finale, ci segnali qualche talento nella Russian Premier League che potrebbe ben presto diventare obiettivo dei grandi club europei?
“È difficile dirlo, in quanto molti calciatori che provengono dal calcio russo e arrivano nei grandi campionati europei spesso falliscono. Personalmente mi piacciono molto Promes dello Spartak e Azmun del Rostov, quest’ultimo soprannominato il “Messi d’Iran”, che sta facendo vedere davvero cose interessanti. Nello Zenit sta emergendo Giuliano, molti lo chiamano “Hulk 2.0”: la fisicità lo ricorda molto, vedremo come si comporterà in campo”.