“Farlo una volta ogni tanto può andare” prosegue lo storico medico della Nazionale Italiana, “ma farlo, a 50 persone ogni quattro giorni, essendo un test comunque invasivo, può essere un problema“. L’ex medico della Nazionale spiega quindi come andrebbe impostato il nuovo protocollo: “Bisogna tenere d’occhio la curva del contagio, quindi servono protocolli elastici impostati per tempo, in modo da non farci trovare impreparati. Ci si deve mettere al tavolino e decidere: se il contagio è sotto al livello 1 si usa questo tipo di protocollo, sotto al livello 2 quest’altro e così via“. Per quanto riguarda le proposte avanzate dai Medici del Calcio, Castellacci afferma: “Chiedono molta chiarezza e di venire interpellati in modo da poter dare la loro opinione. Poi, chiediamo anche che vengano date le giuste attenzioni anche alla Serie B e alla Serie C, vista la differenza con la Serie A“.
L’ex medico azzurro fa poi un bilancio di come è stata gestita l’emergenza sanitaria nel calcio: “Secondo me è stato gestito male l’inizio con la stesura dei protocolli, ma alla fine si è trovato un giusto equilibrio. Fortunatamente l’accordo sulla regola sulla quarantena soft ha permesso – vedi il caso del Parma – di finire il campionato. Alla fine ripartire è stato soddisfacente, vederlo finire ancora di più“. In conclusione, Castellacci dice la sua, da un punto di vista medico, sulla possibile riapertura degli stadi a settembre: “Non c’è alcun dubbio: secondo me bisogna riaprire gli stadi agli spettatori. Se ci fosse la razionalità e il buon senso giusto perché non far venire agli stadi i tifosi come si fa con gli altri luoghi di aggregazione?“.