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Marco Van Basten ha concesso una lunga intervista a El Pais, nella quale l’ex attaccante olandese del Milan racconta tanti temi trattati nella sua autobiografia che in Italia ha preso il titolo “Fragile”. Molto interessante il ricordo di Van Basten dei suoi gravi infortuni, che lo hanno portato a un prematuro ritiro: “La mia vita era giocare a calcio, l’operazione doveva essere una cosa semplice e invece all’improvviso ho dovuto smettere di giocare. Dopo il ritiro sono stati anni duri – racconta – anche perchè non solo non potevo giocare ma faticavo anche a camminare. Adesso le cose sono migliorate, giocare a golf e a squash mi rende felice.”
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Immancabile la domanda sul rapporto con Sacchi, fautore dei trionfi di quel Milan: “E’ una bravissima persona e un bravo allenatore, però parlava sempre di organizzazione difensiva. Io venivo da un’altra scuola, quella di Cruyff. All’Ajax affrontavamo le partite in modo completamente diverso, ho stravolto il mio modo di pensare e stare in campo. Con Sacchi è diventato importante l’allenatore, ora si parla solo di allenatori ma sono i giocatori che vanno in campo. I tecnici sono troppo importanti, oggi il Liverpool è Klopp e il Manchester City è Guardiola.”
Tornando a parlare dei problemi alla caviglia, Van Basten non ha dubbi: “Il problema sono stati i cattivi dottori, dicevano che andava tutto bene e non era vero. Anche io ho le mie responsabilità, volevo giocare a tutti i costi ma avevo dolore. I falli? Non è mai stata colpa dei calci dei miei avversari.”
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