Claudio Marchisio, da opinionista, ma anche di simbolo della Juventus ha parlato dei bianconeri e della possibile conferma della penalizzazione. L’ex centrocampista bianconero, ospite al podcast Passa dal Bsmt, ha parlato anche di quanto siano diversi Massimiliano Allegri ed Antonio Conte e del suo idolo da bambino.
Queste le parole di Marchisio: “Da tifoso aspetto e vediamo cosa succederà. Poi c’è il campo di mezzo e da tifoso ti concentri sulla partita però indipendentemente dal risultato sai che c’è qualcosa che deve essere chiuso. L’unica cosa che posso dire è che dare una penalizzazione in questo momento della stagione, in generale, non credo sia una cosa giusta per un campionato che sta andando avanti con ancora molte partite. Sarebbe stato più opportuno aspettare la fine dell’anno e capire cosa sarebbe venuto fuori. Mi auguro che FIFA e UEFA arrivino a regole per specifiche e rispettate con la speranza che si ripulisca il calcio che in questi anni, Covid o meno, ha bisogno di essere cambiato”.
Su Allegri-Conte: “La mia consacrazione in campo, come posizione, non nasce con Conte, ma con Ciro Ferrara. Conte è venuto a prenderci nell’orgoglio e quindi è andato ad intaccare il fuoco interiore della squadra. È stato d’aiuto a tanti oltre all’aspetto tattico. Suo grande punto di forza era ed è quello, riuscire ad entrare nella testa del giocatori. Se uno è in difficoltà lui ha una grande forza sotto quello aspetto. A volte non si rende conto che va un po’ oltre nel cercare di tirare fuori l’energia dai giocatori mettendo qualche pressione, ma nel suo percorso da allenatore è migliorato. Allegri, rispetto a Conte, ha un’idea totalmente opposta di calcio, arrivò in un momento complicato, la sua grande capacità fu di mettere qualcosina di più sulla base responsabilizzandoci un po’ di più. Liberi di creare in mezzo al campo rischiando di fare il triplete di quell’anno. Max ha quella capacità di non sovraccaricare i giocatori, al di là dell’ultimo periodo molto difficile e posso capire la frustrazione“.
Sul suo idolo da bambino, Del Piero: “Oltre alla leggenda di Alessandro c’è la persona. È stato un compagno, un amico. Quindi non ti ricordi soltanto che il mio primo gol in carriera è arrivato da un suo assist contro la Fiorentina, ma più che altro quello che succede negli spogliatoi o fuori dal campo. Molte volte il feeling di una squadra vincente nasce da quello che succede fuori, i ricordi vanno su quello poi Alex per me è stato di grande aiuto per la crescita come ragazzo e giocatore. Quando io arrivo in prima squadra è stato l’anno di Calciopoli, tanti giovani che si ritrovano in prima squadra con i campioni del mondo che erano rimasti e si mettono al tuo stesso livello per darti una mano dentro e fuori dal campo, immaginati l’emozione“.