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“Ho cercato sempre di creare gruppi di lavoro con determinati presupposti psicologici. Cercavo di entrare nella testa dei giocatori, dicevo loro di mettere la qualità a disposizione della squadra“. Così Marcello Lippi descrive il lavoro che ha fatto tanto con le squadre di club tanto con la Nazionale. Le vittorie con la Juventus, ma soprattutto l’indimenticabile successo al Mondiale 2006 con la storica finale di Berlino. “Quando mi sono presentato alla Juventus, che non vinceva da dieci anni lo scudetto, ho cercato di costruire una squadra con una mentalità aggressiva – ha spiegato il tecnico -. Abbiamo fatto delle cose importanti. Il calcio di Lippi è un misto di organizzazione e modernità di gioco“.
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RIGORI – Tante delle gare più importante si sono decise ai rigori, come ricorda Lippi: “Nella finale contro l’Ajax tutti mi guardavano e volevano calciare, mentre in quella con il Milan al momento dei rigori c’era chi si allacciava le scarpe, chi salutava le mogli in tribuna. Tant’è che ad un certo punto Trezeguet mi disse ‘uno lo tiro io’, io risposi ‘ma grazie’. E poi fu lui a sbagliare. A Berlino successe la stessa cose che accadde con l’Ajax, volevano tirare tutti. Della Francia sbagliò Trezeguet io lo guardai e gli dissi ‘tu mi devi qualcosa’”.
GIOCO – “I miei pregi? Coerenza di comportamento, ho sempre cercato di far sentire tutti importanti e partecipi del progetto” ha detto il tecnico, che ha poi parlato di come il ruolo dell’allenatore ed il gioco siano cambiati negli ultimi anni: “Gli allenatori adesso cercano di essere più propositivi, questo non significa che possono vincere sempre con le squadre più forti ma una squadra deva allenarsi sempre per vincere le partite“.
ITALIA E SERIE A – Lippi ha parlato anche della Nazionale di Mancini, fresca vincitrice di Euro 2020: “L’espressione del calcio italiano è la Nazionale. Mancini ha rischiato convocando tanti giovani, anche alcuni che non avevano ancora esordito nelle rispettive squadre. Ha dato un segnale forte“. Per quanto riguarda la Serie A, Lippi cita due allenatori in particolare: “Italiano e Juric fanno giocare bene le loro squadre, sono organizzati e si giocano tutte le partite, non aspettano gli avversari“.
PROPRIETA’ – L’ex commissario tecnico azzurro si sofferma anche sulle tante proprietà straniere presenti nel campionato italiano: “Tolgono un po’ di senso di appartenenza“. Lippi ha parlato anche dell’esperienza al Guangzhou Evergrande e alla guida della nazionale cinese: “Avevo voglia di fare un’esperienza diversa e anche l’aspetto economico ha svolto un ruolo importante. È stato bello abbiamo vinto tutte le coppe possibili e immaginabili, oltre alla Champions League asiatica. È stata una bella esperienza“.
SCUDETTO – “Chi vince? Milan, Napoli, Inter sono le favorite – ha detto Lippi -. La Juventus ha già fatto in passato recuperi di questo tipo e non bisogna escluderla troppo presto. Le altre le vedo un po’ più indietro“. Immancabile poi un commento sul possibile vincitore del Pallone d’Oro: “I soliti (si riferisce a Messi e Ronaldo) non hanno fatto grandi cose. C’è un giocatore, invece, che ha vinto tutto con squadra e Nazionale, lo darei a lui. Lo darei a Jorginho“. Infine, Lippi ha risposto alla domanda su chi si porterebbe nella partita più importante: “Nedved. Se in quella finale di Champions col Milan ci fosse stato lui sarebbe stato diverso“.
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