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“Non sarà una riapertura generalizzata: ci scordiamo delle scuole e di una serie di situazioni piacevoli. Bar, ristoranti, messe e partite di calcio credo dovranno essere collocate dopo la ripresa di imprese di importanza fondamentale”. Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, ha spiegato ai microfoni di Mattino Cinque che l’uscita del paese dall’emergenza coronavirus sarà lunga e graduale. “La strategia va elaborata ora perché serviranno interventi e in particolare una modalità diagnostica che preveda l’integrazione dei test sierologici, anche quelli rapidi che sono perfetti – continua Galli -. Ma è assai imperfetta anche una strategia con tamponi reiterati a tutti, probabilmente insostenibile a livello organizzativo. Per quanto riguarda il potenziale diagnostico siamo maledettamente indietro, questo aspetto va potenziato se vogliamo uscire da questa situazione”.
“Questo nemico invisibile è arrivato in Italia probabilmente con una sola introduzione puntiforme: per ora tutte le evidenze ci dicono che dalla Germania tra il 25 e il 31 gennaio è arrivato quest’ospite che ci ha provocato tutto questo – spiega poi il primario del Sacco -. Immaginate cosa potrebbe succedere se si ricominciasse in maniera analoga per una reintroduzione dall’estero o per un’insorgenza controllata. E’ vero che è meglio essere vivi con le pezze al sedere e non morti, ma non si può mandare a rotoli il paese: nemmeno chi fa il mio mestiere può dimenticare l’importanza dell’economia, ma non si può fare nemmeno il contrario. Convivere col virus significa non farsi bastonare”.
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