Il Tribunale di Milano ha condannato a 6 mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, l’ex calciatore Davide Bombardini. Il 49enne, a processo assieme ad Andrea Beretta, capo ultrà della curva nord dell’Inter (che ha ricevuto la stessa pena), era stato accusato di tentata estorsione, riqualificata dai giudici in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Bombardini, ora imprenditore, avrebbe provato ad ottenere illecitamente e con minacce 100 mila euro secondo l’ipotesi del pm Leonardo Lesti, che aveva chiesto 3 anni per gli imputati, tra cui c’è anche l’altro ultrà Claudio Morra (condannato a 10 mesi). I tre, assieme a “persona ignota”, avrebbero costretto con minacce la vittima a consegnare la somma nonostante “non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini” poiché aveva corrisposto l “saldo relativo all’acquisto delle quote sociali della ‘Milano Procaccini srl'”.
Secondo l’accusa, gli imputati si sarebbero recati nel novembre del 2018 in un cantiere a Milano dove l’uomo, 59 anni, lavorava usando “toni e modi aggressivi ed intimidatori”, dicendogli che se non avesse consegnato i soldi avrebbero “agito di conseguenza”. Beretta e Morra avrebbero detto di essere creditori dell’ex calciatore, il giorno dopo Bombardini gli avrebbe telefonato dicendo che aveva “tempo fino alla sera per pagare”, altrimenti “avrebbe visto cosa sarebbe successo”. L’uomo, però, fece denuncia e scattò l’inchiesta. Bombardini, che ha sempre respinto le accuse, dovrà risarcire con 5 mila euro la parte civile. “La sentenza verrà impugnata – ha spiegato il suo l’avvocato Danilo Buongiorno – una sentenza che di fatto comunque ha accolto la tesi difensiva della inesistenza del reato di tentata estorsione”. Verdetto che sarà impugnato anche dal legale degli altri imputati, l’avvocato Mirko Perlino.