“Adesso sono libero di denunciare lo schifo che c’era intorno a me”. L’ex arbitro di Serie A e B Eugenio Abbattista, da un anno e mezzo impiegato al Var prima delle sue recenti dimissioni, lancia il suo j’accuse sul mondo degli arbitri italiani in un’intervista esclusiva ai microfoni di Filippo Roma de Le Iene, dopo aver chiesto più volte all’associazione arbitri di poter parlare, senza mai ricevere l’autorizzazione. “Mi sono dimesso perché ero stanco della sensazione di schifo che avvertivo attorno. Mi sono sentito con un bavaglio alla bocca che non mi apparteneva. Impossibilità di parlare, di esprimermi e autorizzazioni negate. Dopo il primo servizio che mi riguardava, io ho chiesto di poter parlare, non mi è stata concessa l’autorizzazione. Risultava scomodo farmi parlare perché il documento che il massimo organismo degli arbitri ha prodotto nell’anno in questione e che ha permesso a me e ad altri arbitri di rimanere in organico, è un documento evidentemente falso”, accusa.
“Io dovevo andare a casa, dovevo smettere di arbitrare perché non era stato chiesto che io rimanessi nell’organico – spiega -. Il documento che è stato prodotto attesta il mantenimento nell’organico mio, di Calvarese e di Giacomelli, quando, in realtà, la relazione che avevano presentato i due valutatori parla di me Giacomelli e Calvarese a casa”, prosegue. Invece poi arrivò la conferma a sorpresa: “Sono stato contento perché restare in campo comunque mi gratificava. Però poi quando ci sono stati i ricorsi dei colleghi dismessi ho iniziato a capire che qualcosa non era andato per il verso giusto. Ho richiesto due volte volontariamente di essere ascoltato dalla Procura Federale per fare chiarezza. A conferma che il verbale del massimo organismo degli arbitri è falso, c’è un documento inedito che sono in grado di fornirvi dove c’è l’indicazione dell’organico della stagione. In quel documento lì né per Giacomelli né per Calvarese né per me, c’è un’indicazione di deroga o di conferma. Non c’è. Non lo troverete. Questo certifica che il valutatore Emidio Morganti, che voi avete intervistato, ha detto il vero: per me non era stata richiesta nessuna deroga, nessuna conferma”.
Alla fine il valutatore Morganti fu sanzionato, mentre la posizione dei componenti del Comitato Nazionale fu archiviata. “Nel momento in cui delle persone sono sedute a un tavolo vedono, sono testimoni di un atto che poi si è verificato essere falso e non denunciano di fatto sono complici. È stata una mossa politica che niente a che fare con il terreno di gioco e con quello che gli arbitri vanno a fare in campo. Questione anche di equilibri territoriali che sono tipici dell’Aia. È evidente, a febbraio 2021 si sarebbero fatte le elezioni, io la ritengo incomprensibile sia dal punto di vista politico che dal punto di vista umano. E una delle ragioni per cui ho raggiunto quel livello di schifo di cui ti parlavo, che poi porta un uomo libero, a dire “mi dimetto perché ho necessità di raccontare una verità”.