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Cristian Brocchi ha rilasciato interessanti dichiarazioni nel corso di una diretta Instagram in compagnia di Mauro Suma, così esprimendosi riguardo il suo rapporto con l’ex dirigente rossonero Adriano Galliani: “Galliani mi aveva promesso che sarei tornato per allenare il settore giovanile del Milan una volta terminata la carriera di calciatore. Così avvenne. Mi feci male con la maglia della Lazio e Galliani mi chiamò il giorno dopo il mio infortunio per chiedermi se era vero, come si leggeva, che la mia carriera fosse finita e se nella prossima stagione avessi voluto allenare il settore giovanile del Milan. Alla fine, dopo qualche dubbio, perché inizialmente volevo continuare a giocare, accettai. C’erano persone meravigliose nel settore giovanile del Milan e mi son messo a imparare e studiare. Abbiamo iniziato a fare questo percorso insieme, che mi ha appassionato tantissimo. Ci siam tolti delle belle soddisfazioni e abbiamo portato su tanti ragazzi. Al Milan c’era l’idea di non andare a spendere soldi per gli Allievi Nazionali o la Primavera. Non pensavamo al successo immediato in quelle categorie, ma alla crescita dei giocatori da piccoli“.
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Successivamente Brocchi ha evidenziato anche il fatto di non essere il prediletto di Silvio Berlusconi, ma di aver ottenuto soltanto la sua piena fiducia: “Non sono mai stato il lecchino di nessuno. Tutti gli allenatori all’inizio hanno bisogno di un dirigente o un presidente che crede in lui, Berlusconi ha creduto in me. Se Mirabelli non avesse creduto in Gattuso, Gattuso avrebbe fatto l’allenatore del Milan? Se Lotito non avesse creduto in Simone Inzaghi, idem. Ancora oggi pago le conseguenze dello scetticismo nei miei confronti. Spero che al Milan succeda quello che sta succedendo nel mio club: programmazione, persone serie che abbiano voglia di arrivare ad un obiettivo dichiarandolo e facendo di tutto per raggiungerlo. Spero che possano arrivare ad un punto in cui riescano a fare le cose fatte per bene. Con tutti gli allenatori che son passati in questi anni al Milan, probabilmente non è solo un problema di allenatore“.
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