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“Siamo l’unica Lega che ha fatto un’analisi sull’impatto economico del 20/21 e abbiamo valutato il danno a circa 80 milioni. Si tratta di una stima conservativa. Giocheremo per tanto tempo senza pubblico. Senza pubblico non abbiamo risorse, non abbiamo sponsor. E’ un disastro già adesso ma il danno maggiore per noi è quello del prossimo anno”. Queste le parole, per nulla rassicuranti, pronunciate dal presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli all’Agi sull’impatto che l’emergenza coronavirus potrà avere sull’ultima divisione professionistica in questa stagione e soprattutto nella prossima. E sulla diffusione della lettera con la proposta per salvaguardare la stagione di Serie C: “Ho chiesto scusa a Sibilia e Balata per la diffusione della lettera. Ho commesso un errore. Il direttivo lo abbiamo fatto sabato sera e ho pensato di telefonare lunedì. Il contenuto però è stato divulgato prima e questo ha aperto una frattura tra le leghe in un momento di grossa crisi per il calcio italiano”.
Ghirelli spiega ancora una volta come la Lega Pro fosse già in crisi ben prima che la pandemia desse il definitivo colpo di grazia: “Eravamo già prima della crisi a lavoro sul piano strategico, stavamo lavorando sulla sostenibilità economica. La crisi è intervenuta su un settore che era già in sofferenza. Eravamo già boccheggianti dal punto di vista della sostenibilità economica. Parliamo di crisi e taglio dei costi in maniera diversa rispetto all’epoca pre virus. Sono in discussioni le basi fondamentali della Lega Pro. Quando andremo a tagliare i costi saranno lacrime e sangue ma sarà anche la condizione per avere la credibilità quando andremo a chiedere qualcosa alle autorità sportive e di governo”.
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La Serie C, a detta del proprio presidente di Lega, non riprenderà a giocare con il protocollo progettato dalla Figc e al vaglio del ministro Spadafora in giornata: “Il mio problema è come lo applico. Io non sono in grado, devo spostare più in là sperando si attenui il rischio. Io vorrei tornare a giocare anche subito. Perché il calcio che ricomincia vuol dire che il paese sta meglio e forse ha anche bisogno di un minimo di allentamento della tensione. Potremmo lenire una parte di quello che avviene, non molto. Il dramma è profondo. Pero’ poi mi chiedo cosa comporti. Questo comporta in primis che sia l’autorità sanitaria e scientifica a decidere e per decidere bisogna aspettare che il virus si sia attenuato o sia stato sconfitto. Dobbiamo partire da un assunto: il virus, a differenza di tutte le regole che dividono il calcio, è uguale per tutti”.Â
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