Il presidente Sibilia rimane in contatto con le realtà locali, che come tutti attendono notizie circa la ripresa del campionato: “Sono in contatto con i presidenti dei comitati regionali e qualche delegato provinciale e posso dire che nelle zone maggiormente colpite dal virus hanno difficoltà a dire che il campionato debba riprendere“. “Ma io sono perché questo avvenga” precisa Sibilia, naturalmente “quando ci sarà la sicurezza dal punto di vista sanitario: deve essere il rettangolo di gioco a dare i responsi, e noi vorremmo ripartire. Ma non faccio previsioni sul quando, perché ora non è possibile farlo, visto che i tempi li detta il coronavirus“.
“Mi rendo conto che il calcio professionistico è la locomotiva economica, ma esistiamo anche noi dilettanti, quelli del calcio di base e del sociale” aggiunge Sibilia, “in ogni caso la parola definitiva deve venire dalle autorità sanitarie e governative. Io cerco di essere concreto, ho già detto che rischiamo di perdere almeno tremila squadre, ma se continua così potremmo arrivare a ventimila“. Per quanto riguarda i costi del protocollo sanitario, il presidente risponde: “Come dicevamo prima, abbiamo numeri elevatissimi, e la necessità che venga garantita la sicurezza di tutti, giocatori, allenatori, dirigenti, staff e questo è il punto vero”. “Vanno fatti esami ogni quattro giorni? Allora attendiamo le risultanze del comitato scientifico e della federazione per capire chi debba mettere le risorse finanziarie per pagare tutto questo” ha concluso Sibilia.