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Andrea Abodi - Foto LiveMedia/Loris Cerquiglini
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“I cicli federali sono scanditi dai cicli olimpici quindi alla fine dell’anno prossimo scade il mandato del presidente Gravina che è stato eletto con il 97% del consenso federale. Ci sono tante cose sulle quali io ho un’idea diversa, questo comunque determina una dialettica fra noi rispettosa dei ruoli e delle istituzioni anche perché nessuno di noi è un soggetto fine a sé stesso, rappresentiamo delle istituzioni. Ci possono essere posizioni differenti, io posso anche condividere alcuni dei rilievi mossi, fanno parte appunto della dialettica, mi concentro però sulle priorità e sul miglioramento del sistema che è vero che passa anche dall’interpretazione dei ruoli delle persone, ma se noi la mettiamo solo su questo piano rischiamo di distrarci rispetto alle tematiche che riguardano il calcio che indubbiamente ha bisogno di miglioramento”. Questa è la posizione del ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, a margine di un evento in corso al teatro del Maggio di Firenze, in merito ai ripetuti attacchi di vari esponenti della Lega nei confronti del presidente della Figc, Gabriele Gravina.
“Credo – ha aggiunto Abodi – che nel rispetto dell’autonomia saranno le componenti federali che determineranno un giudizio, è giusto che la politica esprima la sua opinione perché tra l’altro ne rispondiamo e io come ministro ne so qualcosa, visto che rispondo di tutto, anche di cose che oggettivamente sono lontane dalla mia responsabilità perché mi è stata affidata la delega di un sistema complesso, dove però al centro c’è questo principio che io credo il governo voglia rispettare e che io voglio rispettare, ovvero l’autonomia che non vuol dire non poter discutere, non potersi confrontare, non poter criticare. Dopodiché ognuno fa quello che ritiene più opportuno secondo la propria coscienza, secondo le proprie sensibilità politiche, io non sarò mai infastidito perché è un sentimento che non provo, cerco di metterla sempre da un punto di vista positivo, poi ognuno ha la libertà di esprimere la propria opinione”, ha concluso Abodi.
Sul decreto crescita Abodi sostiene “che quando si cambia una norma che ha prodotto effetti rilevanti dal punto di vista tecnico e della qualità del prodotto, anche se ha messo in discussione spazi che invece io vorrei che fossero occupati da giocatori italiani, bisogna comprendere l’effetto che si produce”. E spiega: “Siamo a metà campionato, siamo nel bel mezzo di una trattativa dei diritti televisivi che non dipende dalla Figc ma dalla Lega calcio, la mia prima preoccupazione è equiparare sicuramente gli strumenti che sono stati dati al calcio professionistico a tutti gli altri settori perché non ci sia un’idea di privilegio. Quindi credo che lo strumento del decreto crescita vada progressivamente disattivato, ma che vada fatto con un senso logico, certamente non per quanto riguarda la stagione corrente”. Quindi “i contratti in essere non credo che possano essere negati, anche perché ci sono società quotate – ha aggiunto Abodi -, ci sono delle delicatezze che devono essere rispettate, quindi io credo che il decreto crescita vada superato, mi auguro che possa avere una progressività per produrre effetto in un tempo ragionevole molto breve ma non immediato”.
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