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“La mia linea e’ di prudenza e responsabilità. Se ci sono le condizioni di sicurezza occorre riprendere, sapendo che uno dei candidati principali alla retrocessione sono io. Se parliamo di voglia, nessuno ne ha di ricominciare così, ma la disponibilità a volere sacrificare un po’ tutto, vacanze e altro c’è. Potrei anche finire lo stesso in pareggio e conservare la A, ma dico che voglio giocare anche a costo di retrocedere perché ho sposato il sistema calcio. E poi, nel momento in cui il Paese dovesse ripartire, non è che il calcio si può tirare indietro, non si parla solo di un gioco ma di un’industria”. Sono queste le parole di Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, ai microfoni di Tutti Convocati su Radio24: il numero uno dei pugliesi non vuole prendere in considerazione l’idea di annullare la stagione e spera che il campionato riprenda ma solo quando sarà possibile.
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Per quanto riguarda la situazione in via Rosellini, il presidente del Lecce sottolinea: “Ho conosciuto in 3 anni tutte e 3 le Leghe. Questo tipo di assemblea funziona se si pensa all’interesse collettivo e non all’orticello, se no diventano consessi inutili in cui si litiga e basta. Spero che da questo dramma si possa uscire con più equilibrio. Abbiamo visto tanti eccessi in comportamenti e risorse impiegate, forse tornerà equilibrio in tutto dopo questa crisi, i club dovranno fare sforzi durissimi, basta eccessi”. In merito a una possibile riduzione degli ingaggi, “con i calciatori non abbiamo voluto iniziare un ragionamento, salvo esigenze di bilancio immediate, non ha molto senso se non si hanno scenari secondo me. La fuga in avanti sul taglio stipendi dei calciatori, chi l’ha fatta l’ha fatta lasciandosi aperta la possibilità di intervenire, a questo punto è meglio aspettare secondo il mio parere”.
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