Igly Tare ha parlato dopo tempo della sua avventura alla Lazio e dei motivi che lo hanno indotto a salutare all’inizio di questa stagione in corso. L’ex direttore sportivo dei biancocelesti, a Cronache di Spogliatoio, ha parlato di quanto sia stato decisivo il rapporto, non più ottimo, con Lotito e ha negato di avere avuto dei problemi con Maurizio Sarri.
Queste le parole di Tare: “Ho imparato tanto da Lotito, è una persona molto intelligente che sa fare calcio, anche se a volte a modo suo. È stato una grande guida. Io ho fatto 15 anni di amore e odio. Siamo stati veramente bene insieme. Lui sapeva quali erano i miei punti di forza, io sapevo che era sopra di me come grado. Lui poi era a conoscenza che poteva dire certe cose fino a un certo punto, poi mi doveva lasciar lavorare. Così siamo andati avanti. Io ho pensato di restare per tutta la vita alla Lazio, anche i miei figli sono laziali. Però in questo mondo si cambia in modo molto veloce. Avevo voglia di vedere il mondo fuori, e lavorare lontano dalla Capitale. Simone Inzaghi era un predestinato. Gli avevamo fatto fare un percorso. Ha vinto lo Scudetto due volte, una volta con la Lazio pre Covid. Eravamo i favoriti, fuori dall’Europa, con Juventus e Inter che giocavano la Champions. Avevamo anche un grande gap a livello di punti. E poi quello perso per il famoso gol subito a Bologna per l’errore di Radu con l’Inter. Inzaghi è molto umile e semplice. Dietro questo suo lavoro c’è anche tanta sofferenza negli anni. Ha ancora tanto da percorrere nella sua carriera. Può fare tante cose importanti. Penso sia uno dei più vincenti. Era molto curioso su tutto, pazzo in modo sano. Lui in stanza stava sempre con Pandev, io con Kolarov. Quando lo chiamò l’Inter ero felicissimo per lui. Era il coronamento della sua carriera. Nella Lazio era una questione di cicli, sarebbe stato difficile proseguire insieme. La sua scelta era comprensibile. Era indeciso, perché lui era molto legato alla Lazio. Lui però non cambierà mai il suo amore per la Lazio“.
E ancora: “Io ho fatto il calciatore, so come funzionano certe cose. Ci sono giocatori che si ambientano o meno, allenatori che vedono qualcuno o meno. Anche noi addetti ai lavori sbagliamo. Non ho rimpianti. Tutti puntano il dito contro Muriqi, ma io ero consapevole che il suo problema era l’ambientamento e la mentalità. Poi ha dimostrato nel campionato spagnolo di essere uno dei tre/quattro centravanti più forti. È importante il tempo che serve per inserirli. Felipe Anderson per esempio, o Luis Alberto erano giocatori che non potevano giocare nemmeno in Serie C al primo anno. Poi li vedevi in allenamento ed erano dei fuoriclasse. Uno deve essere bravo ad aspettarli. Avevo preso Cavani alla Lazio. All’ultimo Zamparini non me l’ha voluto dare. Era un prestito con obbligo di riscatto. E prima che andasse a Palermo avevo preso anche Pastore. Era ancora all’Huracan, abbiamo sbagliato intermediario. Avevamo informazioni sbagliate, feci anche un’offerta. Kim è un altro rimpianto. Quando era a Shanghai, avevamo fatto un’offerta, prima che andasse al Fenerbahce“.
Su Sarri ed alcune scelte: “Non ho avuto problemi con lui. Ognuno ha un suo modo di vedere la vita. Abbiamo cercato di andare d’accordo. Tutti diamo il contributo per il meglio della società. L’anno scorso, se io mi trovo dopo 6 mesi al secondo/terzo posto, non posso dire che non è l’obiettivo principale lottare per la Champions. Non volevo andare contro Sarri, era una cosa normale. Le cose vanno viste nella maniera più positiva, che negativa. Se la squadra ha le capacità per arrivare a certi obiettivi, voglio rimanerci fino in fondo. Per me Kamada non gioca nel suo ruolo in cui ha fatto bene a Francoforte. Qui a Roma fa la mezzala, e ha compiti diversi. È una scelta che deve fare la società e l’allenatore di dare il tempo di ambientamento. Se poi non è possibile, le strade si dividono“.