Il direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani ha comunicato all’ANSA di non essere coinvolto “nel presunto complotto ordito in danno del presidente federale Gabriele Gravina“. “Con riferimento alle recenti notizie diffuse, fin troppo disinvoltamente, da alcuni incauti organi di informazione che hanno posto in relazione il mio nome e la mia persona nel presunto complotto, contesto ed escludo categoricamente ogni mio seppur minimo coinvolgimento. Trattasi di notizie del tutto false e destituite di fondamento, che però ledono gravemente la mia immagine e reputazione professionale, oltreché la mia dignità e decoro personale. Alla luce di quanto sopra – conclude Fabiani -, pertanto, diffido chiunque ad astenersi dal reiterare, a qualunque titolo, simili condotte e comunico di aver già conferito incarico ai miei legali per agire in ogni opportuna sede giudiziaria, ed anche a fini risarcitori, nei confronti di tutti coloro che hanno già posto in essere questi gravissimi comportamenti“.
L’inchiesta di Perugia riguarda i dossier abusivi con accessi non motivati alle banche dati della Guardia di Finanza e della Direzione nazionale antimafia fatti da Pasquale Striano, che per anni avrebbe spiato documenti riservati su personaggi noti, anche del mondo dello sport. Coinvolto anche l’ex magistrato Antonio Laudati che con Striano aveva messo in piedi un fascicolo su presunti episodi di corruzione attribuiti all’attuale presidente della Figc, Gravina, quando era però alla guida della Serie C. Secondo il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, il fascicolo nasce da incontri tra Striano e il ds biancoceleste Fabiani.