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Inter-Brasile, niente di strano. O meglio, forse un po’ sì, visto che sembra una di quelle partite che si giocano alla playstation, magari quando non si è ancora abbastanza grandi ed esperti da capire che sarebbe meglio se ad affrontarsi fossero squadre di club tra di loro, oppure le nazionali. Il melting pot tutto calcistico, invece, andò in scena veramente, per la precisione il 13 aprile del 1978 davanti a uno stadio San Siro strapieno. Ottantamila spettatori pronti a seguire un’amichevole davvero inconsueta, quella tra una big italiana e la nazionale che sarebbe poi arrivata terza nell’imminente Mondiale in Argentina.
BLOCCO ITALIANO – Era l’Inter di Bersellini, infarcita di giocatori italiani in una delle ultime annata sotto il regime della chiusura delle frontiere imposta dalla Figc: in Serie A da diversi anni potevano giocare solo calciatori del Bel Paese e gli eventuali stranieri già in rosa. E l’Inter si fondava su un blocco tutto azzurro, con Baresi, Oriali e Altobelli come punte di diamante dei nerazzurri e della Nazionale. Per questo motivo, pochi dubbi: il Brasile non aveva nessun nerazzurro da strappare alla Beneamata con le convocazioni di Coutinho, in quella che sarebbe stata altrimenti, per certi versi, un’empirica applicazione del paradosso del gatto di Schrodinger.
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Per festeggiare il settantesimo anno dalla sua formazione, dunque, l’Inter si apprestava a sfidare il Brasile in una particolare amichevole. La partita non regalò chissà quali emozioni e a trionfare furono i favoriti della vigilia, vale a dire i verdeoro, che potevano vantare stelle del calibro di Rivelino, Zico e Cerezo. Uno 0-2 maturato nella prima ora di gioco, con il vantaggio siglato da Nunes al 24′ e il raddoppio di Dirceu II dopo pochi secondi nella ripresa. Prima e dopo ben poco da segnalare, se non una serie di cambi che spezzarono il ritmo di quell’amichevole del 13 aprile di quarantadue anni fa parecchio strana, quasi da playstation, tra Inter e Brasile, di cui in pochi si ricordano.
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