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Roma e Lazio sono da sempre due squadre agli antipodi. Diverse in tutto, a partire dai colori. La Lazio usa quelli della Grecia che si rifanno alle prime Olimpiadi e come simbolo l’aquila delle legioni romane. La Roma, invece, utilizza in tutto e per tutto i simboli della Città Eterna, i colori giallo ocra e rosso pompeiano e la lupa capitolina. Ma la rivalità tra le due compagini è un retaggio di una divisione che aveva connotazioni sociali: da una parte, la Lazio, che giocava le sue partite nel quartiere Flaminio, dall’altra la Roma, che scelse come dimora campo Testaccio. Fu immediata la contrapposizione tra borghesia e popolo. Due modi diversi di vedere il mondo. Così in pieno ventennio fascista nacque il derby di Roma. Il primo derby romano della storia si giocò nel 1929. Il club giallorosso, nato nel 1927, aveva tentato di inglobare anche i cugini, senza però riuscirvi, e ciò non aveva fatto che alimentare ancora di più l’accesa rivalità cittadina. La settimana che precedette la stracittadina fu di enorme tensione, tanto che ad un certo punto le autorità pensarono addirittura di non far disputare la partita per motivi di ordine pubblico. Per fortuna, si decise diversamente.
8 dicembre 1929. Allo stadio della Rondinella, campo della Lazio, che sorgeva dietro l’attuale Curva Nord del Flaminio, va in scena il primo derby della Capitale. Nel momento in cui le squadre entrarono in campo, grande fu la sorpresa degli osservatori dell’epoca: quasi la totalità degli spettatori era a favore della Roma. Era noto che il club giallorosso godesse dei favori della maggioranza della tifoseria, ma nessuno si sarebbe aspettato una prevalenza così schiacciante. Più che altro, la Lazio stava pagando alcune scelte degli anni precedenti e il “popolo romano” non la prese in simpatia.
Il primo brivido del match fu provocato quando Pastore su punizione fece partire un gran tiro che impegnò severamente il portiere giallorosso Ballante. In seguito, però, la Roma prese il sopravvento: prima Volk e poi Benatti centrarono il palo della porta difesa da Sclavi. Al 30’ l’arbitro Carraro annullò una rete alla Lazio, ma le due compagini continuavano ad annullarsi l’un l’altra, pronosticando un pareggio a reti inviolate. Nel secondo tempo, la squadra biancoceleste si difese usando le maniere forti, ma Il derby si tinse di giallorosso al 33’ quando il centravanti romano Rodolfo Volk, soprannominato Sciabbolone, decise la partita con un tiro rasoterra angolato su cui Sclavi non riuscì ad arrivare.
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Quella tra Roma e Lazio è probabilmente la rivalità cittadina più sentita in Italia. Chiamatelo provincialismo o ristrettezza mentale, ma spesso il derby per i tifosi vale una stagione intera. Oggi la differenza tra i due club ha perso ogni marcatura sociale e ruota esclusivamente sull’identificazione con la città.
Roma-Lazio è la lotta per Roma. Come se si trattasse di due fratelli gelosi che cercano di conquistare l’amore della madre, continuano a scontrarsi oggi come unico figlio legittimo della loro città. Perché per un romano non c’è niente di più bello della Città Eterna. E in ogni caso, alla fine, che piaccia o meno, che lo si voglia ammettere o meno, nel calcio in Italia non c’è niente come il derby di Roma.
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