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La Superlega sembra destinata a diventare realtà e lo scontro con l’Uefa potrebbe presto verificarsi. Ma lo scontro più grosso potrebbe essere quello con i tifosi, sia delle squadre coinvolte che delle “escluse”. Con una competizione in cui alcune squadre giocano a prescindere, parola che nella vita raramente assume sfumature positive ed edificanti, e in cui tante altre non giocano a prescindere, il merito sportivo viene completamente spazzato via e sacrificato sull’altare del (presunto) blasone.
Non riflettendo sul fatto che il blasone lo si rinnova anno dopo anno proprio con i risultati ottenuti. Perché può capitare per un anno di non sapere battere il Benevento e di rischiare di finire fuori dalle prime quattro, ma questo non cancella le nove annate precedenti. Ma con un modello “a prescindere”, dieci anni di fila come quello in corso non andrebbero a intaccare quasi nulla del prestigio.
Ed è questo il vero lato amaro e oscuro di una Superlega che potrebbe davvero stravolgere il calcio come lo conosciamo noi. In un secolo e mezzo oltre ai soldi ha comandato anche il merito, venendo a mancare questa componente il rischio, alla lunga, è di annoiarsi. Jurgen Klopp lo aveva detto di recente: “Chi vorrebbe vedere per dieci anni Liverpool-Real Madrid 0-0?”. Non è meglio alternarlo a un Cagliari-Parma 4-3?
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