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Paradossale la situazione della Juventus in questo avvio di stagione: la banda di Andrea Pirlo è in ascesa, pur senza brillare. Non brillare ha comunque portato la squadre a solo quattro distanze dal Milan capolista, ma ciononostante stiamo assistendo alla seconda peggiore partenza del decennio da parte della Vecchia Signora: 13 punti in 7 giornate, frutto di 3 successi (uno dei quali a tavolino con il Napoli) e 4 pari; peggio è andata solamente nel 2015/2016, la seconda stagione con Max Allegri al timone. Una situazione sì paradossale, ma sulla quale non bisogna sbilanciarsi: non tutto è da buttare, seppur esistano tanti punti interrogativi sulle fondamenta di un palazzo che Pirlo vorrebbe più solido che mai.
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COSA VA – CRISTIANO RONALDO: Senza mezzi termini: è l’uomo dal quale dipendono le speranze della Vecchia Signora. Come accade anche nel Milan con Ibrahimovic, il 35enne lusitano è infatti il campione che sprona e scuote i compagni. È l’uomo che toglie pressione agli altri e che se le carica sulle spalle, grazie ad un carisma infinito e ad una classe cristallina. A inizio stagione non si poteva pensare fosse indispensabile alla causa, ma ci sono volute quattro partite per ricredersi: una vittoria, due pareggi con Crotone e Verona e una sconfitta contro il Barca.
COSA VA – MORATA: Considerato acerbo nel ruolo di centravanti di una big europea è tornato nel capoluogo piemontese come uomo maturato e convinto dei propri, sopraffini, mezzi tecnici e fisici. Arrivato quasi per caso in seguito al balletto Suarez-Dzeko, la Juventus è stata fortunata ad averlo in questa prima tranche. Otto presenze stagionali tra Serie A e Champions League, 6 gol realizzati. Al bottino già più che soddisfacente, poteva essere molto più ampio contando le sei reti annullate per fuorigioco, va aggiunta una leadership evidente sul rettangolo di gioco e al fondamentale lavoro per la squadra che mette in pratica in ogni possesso: dai tagli in profondità , alla capacità di proteggere il pallone piazzando il fisico davanti ai difensori avversari e di ripulire con qualità i possessi duettando con i compagni di reparto. Da acquisto per caso a titolare fisso, il tutto silenziosamente e con tanta (forte anche troppa) pazienza.
COSA VA – RAMSEY: Bella (ri)riscoperta quella del gallese: il bianconero più adatto all’idea di calcio fluido che ha in mente Pirlo. Nessuno come lui è in grado di galleggiare tra la posizione di mezzala e quella di trequartista, nel caso facendo qualche cameo da seconda punta in appoggio al Ronaldo o al Morata di turno. Il suo repertorio è più ampio di quanto si possa pensare, tra giocate di qualità , inserimenti e passaggi illuminanti. Lontanissimo parente del giocatore discontinuo visto alle dipendenze di Sarri. Al momento ai box a causa del secondo ko stagionale dopo quello patito in estate, Pirlo spera di averlo più in campo che in infermeria.
COSA VA – CUADRADO: Continuo e affidabile (fatta eccezione quando si è fatto gabbare, insieme a Bentancur, da Correa): a destra è uno dei migliori interpreti della Serie A. Il colombiano è l’uomo-ovunque dei bianconeri: se scala diventa il miglior terzino destro per portare a quattro la linea difensiva, se avanza crea superiorità nel reparto avanzato sfornando assist con il contagiri (2-0 di Morata contro la Dinamo o l’1-0 di CR7 contro la Lazio). Dopo Kulusevski, che ha creato finora 11 occasioni in Serie A, l’esterno colombiano è, insieme a Morata, il giocatore della Juve che ha messo più volte un compagno in condizione di tirare in porta (10).“Cuadrado può giocare ovunque: l’ho schierato in tutti i ruoli. L’unico che gli manca è quello di portiere”, ha affermato il ct della Colombia Carlos Queiroz. Aggiungerei che gli manca anche la propensione per fare il terzino sinistro (vedi contro la Roma), ma onestamente non gli si può chiedere tutto.
COSA NON VA – CATTIVERIA: L’ultima azione contro la Lazio ne è un chiaro esempio, così come le occasioni sprecate all’interno del primo tempo: la Juventus degli anni scorsi non avrebbe mai pareggiato la partita dell’Olimpico. La Juventus degli anni scorsi avrebbe dato un segnale fortissimo nei confronti delle altre vincendo (con merito) seppur soffrendo. Certo, normale che una squadra dopo tanti anni perda la fame di vittorie, ma il punto è questo: invece che parlare del primo esame passato da Pirlo, stiamo parlando di una squadra rimandata. La Vecchia Signora degli anni scorsi, pur non brillando, non si è mai concessa queste leggerezze negli ultimi 15 secondi di partita.
COSA NON VA – DYBALA O KULUSEVSKI?: Glissando sull’errore nel finale contro la Lazio, Dybala è un rebus per troppi moduli. Nel 4-3-3 puro è incollocabile: non può fare la punta, se lo metti sull’esterno non ha gamba. Tutti i moduli che includono due punte o un trequartista, invece, fanno per lui. Lo svedese è invece più duttile: può fare l’esterno di un centrocampo a 4, l’ala in un attacco a tre e in occasione può anche essere implementato come mezzala. Pirlo li ha schierati troppo vicini, forse con l’intento di farli duettare, ma i due hanno finito col pestarsi i piedi: Dybala ha avuto difficoltà nel giocare lontano e spalle alla porta, mentre l’ex Parma sta avendo difficoltà nell’attaccare la profondità . Come risultato entrambi sono risultati ingombranti sulla trequarti e personalmente l’unico modo in cui potrebbero convivere sarebbe il 4-2-3-1.
COSA NON VA – POCA COESIONE: Un fattore extracampo, che potrebbe influire sulla squadra: gli arrivi di Chiesa e Kulusevski sembrano aver scisso la tifoseria bianconera. L’arrivo dello svedese ha creato due schieramenti all’interno della tifoseria: coloro che stanno con lui e coloro che stanno con Dybala. Questo discorso è esistito anche ai tempi di Del Piero, ogni qualvolta un nuovo acquisto potesse insidiare il suo posto da titolare: il Pinturucchio alla fine ha sempre dimostrato quanto valeva sul campo, e così dovranno fare i sopracitati. Sopracitati che tuttavia dovranno essere valutati al massimo della forma e nel loro ruolo naturale, non secondo un partito preso.
COSA NON VA – FILOSOFIA: Quando giochi a calcio, a meno che tu abbia del materiale speciale, puoi scegliere se essere bello o essere efficace. L’obiettivo prioritario è vincere, poi ben venga lo spettacolo se arriva. Palleggiare in zone del campo dove non si può palleggiare è una mania che la Juventus si deve togliere: è un vizio dell’anno scorso, che non a caso ha portato a una delle peggiori stagioni degli ultimi 10 anni. Un calcio talvolta è necessario, ed è meglio essere brutti che perdenti: è così che si vincono i campionati e le coppe, prendendo rimesse, falli e calci piazzati. La partita contro la Lazio stava andando bene, e due strade erano percorribili: chiudere la partita, oppure gestirla prendendo atto della giornata no davanti alla porta.
Il problema è stato gestirla oggettivamente male, dato che con determinate scelte Pirlo si è consegnato alla Lazio. La Juve si è trovata per lunghi tratti a difendere bassa vicino alla sua area, specie nel secondo tempo. Anche nel primo tempo, quando ha passato più tempo con il pallone rispetto alla Lazio, anche se di poco, la squadra di Pirlo non ha disdegnato fasi di attesa nella sua metà campo, per poi trovare ampi spazi da attaccare una volta recuperato il possesso. In generale gli attacchi veloci in transizione hanno creato diverse situazioni pericolose, che non sempre si sono concluse con un tiro, e difendendosi vicino all’area la Juve ha ridotto la pericolosità della Lazio, restringendo gli spazi in cui far circolare la palla. Prima del gol di Caicedo, i biancocelesti avevano avuto una sola grande occasione, un colpo di testa di Marusic al minuto 81 su un cross dalla trequarti destra di Milinkovic-Savic. Il problema è stato sostituire Kulusevski, Ronaldo e Morata, ovverosia coloro che mantengono il possesso ed eventualmente vanno in porta con tre passaggi: Pirlo ha regalato gli ultimi 20 minuti, sperando potesse andare bene. Al momento il tecnico non ha gli interpreti per dominare col gioco che ha in mente, ma allo stesso tempo non sembra in grado di aggiustare la squadra nel momento in cui questa deve risultare brutta ed efficace.
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