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Nella sua rubrica “Il gioco infinito” sulle colonne de El Pais l’ex calciatore argentino Jorge Valdano, soprannominato “Il filosofo del gol” per via della sua cultura sopra la media per un calciatore, ha parlato del calcio e di come i suoi protagonisti stanno reagendo alla crisi socioeconomica per via dell’emergenza coronavirus: “Il calcio è, forse, l’unica cosa che i poveri hanno strappato ai ricchi. Il gioco è nato, è stato regolamentato e organizzato come una competizione tra università inglesi per l’intrattenimento dell’elite. Ma la rivoluzione industriale ha visto nel calcio un’opportunità per organizzare il tempo libero della classe operaia. La sua diffusione è stata inarrestabile e al professionismo non è arrivato nessun calciatore che fosse un padrone, un signorotto. I calciatori sono sempre venuti dal basso, dove la lotta per la vita è divertente su qualunque campo sia possibile lanciare una palla e dove la povertà , grazie al calcio, si può permettere un sogno di prosperità ”.
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Il campione del mondo di Messico 1986 continua: “Il gioco si e’ diffuso alle classi medie e il business è cresciuto al punto che ci sono giocatori milionari prima di meritarlo. Ma da qui ad accusarli, sempre più spesso, di essere ambiziosi e poco solidali, come se fossero responsabili di tutte le ingiustizie sociali, c’è un abisso. La realtà è che sono cittadini privilegiati che, quando la società lo richiede, non dimenticano le loro origini e si comportano come cittadini impegnati”.
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