Era il 28 maggio del 1969 e nel tempio del calcio, il “Santiago Bernabeu” di Madrid, si disputò la finale di Coppa dei Campioni tra il Milan e l’Ajax, che vide i rossoneri imporsi per 4-1 e conquistare così il loro secondo trofeo continentale. L’astro nascente di quell’Ajax era il ventiduenne Johan Cruijff, che oggi a 68 anni si è spento a Barcellona in seguito ad un tumore ai polmoni, che lo aveva colpito qualche mese fa. Tantissimi gli esponenti del mondo del calcio e non solo, che hanno voluto omaggiare il compianto campione olandese, intasando il web d’affetto con foto e tweet.
Sportface.it ha rintracciato telefonicamente Giovanni Lodetti, centrocampista di quel Milan vittorioso nel 1969, che ricorda il campione olandese con grande affetto: “Era un campione in campo e fuori. Ricordo la sua lealtà e la sua sportività che l’hanno accompagnato per tutta la sua carriera, ed è stato sicuramente uno tra i calciatori più forti di sempre”.
Poi, il momento amarcord raccontato dall’ex centrocampista rossonero: “Noi, con il Milan, l’abbiamo affrontato quando era in fase di crescita fisica e la sua personalità era ancora in fase di sviluppo. Sono certo che se l’avessimo incontrato 2-3 anni dopo, sarebbe stato molto più difficile batterlo”. Lodetti aggiunge poi: “Oggi è una giornata molto triste perché oltre a perdere un grandissimo campione di calcio, perdiamo anche un grande uomo”.
Lo stesso Lodetti, proiettandosi nel futuro del movimento calcistico italiano, non vede all’orizzonte un calciatore che possa emulare le gesta di Cruijff: “Purtroppo ce ne sono stati pochissimi di calciatori come lui nella storia del calcio. Non posso immaginare ad oggi, qualcuno che abbia la sua tecnica ed il suo carisma. I tempi sono cambiati, e di conseguenza anche il calcio e lo sport hanno subito dei profondi cambiamenti”.
L’ex rossonero, chiude con un paio di messaggi di speranza in giornate contraddistinte da eventi molto tristi: “In un momento dove il mondo intero è un po’ in subbuglio per quello che succede, sarebbe molto bello se potesse esserci un nuovo Cruijff. Lui era amato trasversalmente da tutti, un vero esempio di sport a 360 gradi. Faceva parte di quella ristretta cerchia di personaggi che fanno bene a tutto lo sport”.