L’Italia si fa umiliare dalla Svizzera e chiude nel peggiore dei modi un Europeo orribile. Una vittoria, datata due settimane fa, in rimonta contro l’Albania, dopo aver subito il gol più veloce della storia degli Europei, e rischiando di prendere gol nel finale, poi la tremenda sconfitta con la Spagna, non nella forma (1-0 più che onorevole sui tabellini) ma nella sostanza, una lezione calcistica che ci ha fatto sbandare e costretti a giocarcela con la Croazia, con cui siamo finiti ancora una volta sotto con il miracoloso gol di Zaccagni al 98′ senza il quale non saremmo passati nemmeno come migliori terze. E’ durata però poco, pochissimo: è bastata la Svizzera per riportarci alla dura realtà. Non siamo in grado di imporre il nostro gioco, non c’è personalità, non c’è un’idea di fondo su cosa fare. In poche parole, Luciano Spalletti in dieci mesi non è riuscito a incidere come pensava, probabilmente non si è adeguato ai giocatori a disposizione, ma ha provato a ritagliarsi un ruolo da protagonista, finendo per fare e disfare tutto. Cambi di moduli, di interpreti, convocazioni naif: era un disastro annunciato, poi in Germania è stata persino peggio del previsto.
E’ la partita di oggi contro gli elvetici, squadra strepitosa in alcuni interpreti, ma non di certo una big del calcio mondiale, è la summa di tutti i problemi della Nazionale. Primo tempo senza anima, in cui Donnarumma ci salva una volta, ma non può farlo all’infinito. Freuler passa così dalle parole ai fatti e la Svizzera passa in vantaggio, sfruttando le marcature allegre della difesa azzurra e un vuoto siderale in area di rigore. Nel secondo tempo tutti si aspettavano tutt’altro atteggiamento, invece forse si tocca il fondo: nemmeno un minuto e Vargas è completamente libero all’interno dell’area di rigore e calcia a giro. Sconcertante, a dir poco: è una delle peggiori nazionali di sempre, è un disastro di proporzioni bibliche. L’Olympiastadion che trasmette grandi ricordi legati al 2006 adesso verrà associato anche a uno dei punti più bassi della storia azzurra: il cielo, diciotto anni dopo, non è più azzurro sopra Berlino, ma grigio scuro.