Era l’agosto del 2004 quando l’Italia, fresca di biscotto scandinavo, con un esordiente Marcello Lippi in panchina, dovette fare i conti nuovamente con un avversario nordico. Questa volta a Reykjavik per affrontare la nazionale islandese in uno stadio strapieno ed entusiasta. Finì 2-0 per i padroni di casa e quella partita rivelò due sensazioni, una giusta e una sbagliata. La sensazione sbagliata fu quella sul cammino di Marcello Lippi, pronosticato nefasto, che invece culminerà con la coppa del Mondo alzata a Berlino. La sensazione corretta invece riguardò le potenzialità di quella piccola ma orgogliosa nazionale, anch’essa azzurra, che aveva stupito gli italiani. Ma pochi ci fecero caso, sbagliando. L’edizione di Euro 2016 che si terrà in Francia, infatti, vedrà l’Islanda come esordiente assoluta nella massima competizione calcistica europea tra nazionali.
Proprio quell’Islanda che nel 2015 ha raggiunto il 23° posto nel ranking FIFA, punto più alto mai toccato dalla nazionale allenata ora da Lars Lagerback. Un vero e proprio miracolo sportivo se consideriamo che non più di 3 anni fa, l’Islanda, nazione che conta poco più di 300.000 anime (più o meno come un qualsiasi quartiere della periferia romana), occupava il 131° posto nel ranking e veniva associata al calcio dai meno attenti esclusivamente per via di Eiður Guðjohnsen, possente centravanti ex Chelsea e Barcellona e per l’ormai celebre vulcano Eyjafjöll che nel 2010, eruttando, bloccò il traffico aereo costringendo il Barcellona ad una scomoda trasferta in pullman fino a Milano per giocare contro l’Inter in semifinale di Champions. Un anonimato calcistico dovuto alla scarso seguito della popolazione (gli sport nazionali sono tutt’ora la pallamano e il Glima). Oggi la situazione è completamente cambiata e l’Islanda, tra l’euforia generale, è qualificata come prima per i prossimi europei di calcio.
Una favola, però, che ha radici lontane, rintracciabili all’inizio degli anni 2000 quando il governo per combattere alcolismo e tabagismo decise di investire nello sport. Furono costruiti impianti sportivi all’avanguardia in ogni settore sportivo. In particolare gli islandesi vanno estremamente fieri delle loro piscine e prendono con estrema serietà il bizzarro quanto rigido codice igienico che impone una doccia integrale senza costume con tanto di inserviente a vigilare sulla regolare osservanza del regolamento e, in caso di mancato rispetto del codice, a provvedere lui stesso a far sì che il costume venga rimosso (sì è successo). I campi di calcio sono ormai numerosi in tutto il paese e spesso in location mozzafiato e alquanto stravaganti per uno spettacolo calcistico.
A Vik y Myrdar, l’Oceano si offre per la prima volta nella sua immensità, un vento gelido e scogliere a picco sul mare fanno da cornice a quello che sembra un quadro di Friedrich. E come in un tipico quadro romantico la natura sembra avere il sopravvento sul piccolo paesino incastonato tra i fiordi e sullo splendido campo da calcio nel quale non è insolito imbattersi, non nei tipici uccelli mediterranei, ma nel “Puffin” uno stravagante pennuto nordico. Ma le strutture di qualità non sono state l’unica ricetta per il miracolo islandese, infatti la Federazione ha previsto una seria formazione per gli istruttori. Sono 563 gli allenatori che possiedono il patentino UEFA B, mentre 165 possiedono il UEFA A. Ogni scuola dispone di un campo da calcetto e sin dall’età di 5 anni, i bambini sono seguiti da un istruttore ben retribuito e con una formazione importante e riconosciuta dalla UEFA anche nei piccoli villaggi di pescatori di 1000 abitanti. Ed è un paesino di mille abitanti, Eskifjordur, situato nella zona degli imponenti fiordi dell’est, che ospita un meraviglioso campo da calcio sormontato dalla maestosa montagna Holmatindur. Qui si allena la compagine del KFF che milita nella seconda divisione nel sistema calcistico islandese (non dissimile dal nostro). Gli allenamenti sono intensi ma non si disdegna l’uso della palla anche nella parte atletica e la partita di una squadra di “allievi” (con un pubblico nutrito) lo dimostra: alla fisicità naturale è associata una buonissima tecnica di base (basti pensare al sottovalutato Halfreddson).
L’Islanda è un paese magico che sta vivendo un miracolo sportivo e se lo sta godendo. Tra geysir, vulcani e cascate, Sigurdsson e compagni si stanno ritagliando sempre più prepotentemente un posto nella cultura popolare. D’altronde, alcune ricerche sociologiche hanno dimostrato che la maggior parte della popolazione islandese crede ad elfi e troll mentre la cittadina Eglistadir è balzata alle cronache per la presenza di un fantomatico mostro acquatico nel lago, senza contare Jules Verne che scelse proprio l’Islanda come inizio per il suo “Viaggio al centro della terra”. Quindi, cari cittadini della terra del fuoco e del ghiaccio, cosa vi impedisce di credere ad un fantastico e glorioso cammino fino allo Stade de France e alla finale di Parigi?