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Dei tanti protagonisti del Triplete 2010, Diego Milito ha senza dubbio un posto speciale nel cuore e nei ricordi di tutti i tifosi dell’Inter. L’ex attaccante argentino ha voluto ricordare il decimo anniversario del trionfo di Madrid con una lunga lettera indirizzata al club ma anche a tutto il popolo nerazzurro. La doppietta in finale al Bayern Monaco sono solo la punta di un iceberg ben più profondo, che trova le sue basi nei rapporti all’interno dello spogliatoio.
“Nel 2009 mi ha accolto uno spogliatoio molto argentino, dopo Racing Avellaneda e Genoa – spiega – Conoscevo già Cambiasso e avevo giocato con il fratello di Zanetti. Mi sono subito sentito a casa, con Samuel capo-cuoco del rito dell’asado. Ci veniva naturale rimanere alla Pinetina anche la sera, tirando lungo tra risate e mangiate.” Anche grande serietà negli allenamenti però: “Si pedalava forte, la filosofia era che come ti alleni, giochi. Eravamo un gruppo davvero unito e con una personalità incredibile. In più Mourinho stava vicino a tutti.”
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Nella cavalcata trionfale verso la conquista della Champions, Milito ricorda tanti momenti-chiave: “Il gol di Sneijder a Kiev ho dovuto rivederlo in tv – scrive l’argentino – Poi a Barcellona in semifinale l’orologio sembrava di sale, credevo di essere in campo da una vita e invece erano passati appena 15 minuti. Quella sera tutta la squadra ha avuto grandissimo coraggio.” Inevitabile il racconto dei due gol al Bayern in finale: “Ho visto arrivare Badstuber, ho fatto una finta che noi in Argentina chiamiamo amague e un attimo dopo correvo ad esultare.”
Il secondo gol invece viene paragonato ad una sua azione in un Racing-Lanus 2-0 del 2001: “Pensavo a quell’azione da nove anni. Feci la stessa finta a uncino ma la palla mi rimase sul destro. Provai a colpirla con l’esterno ma colpii la traversa, poi Chatruc segnò sulla ribattuta. Quella volta invece con Van Buyten riuscii a spostare la palla per colpire con il piatto. E’ stato un momento fantastico, idealmente ho abbracciato tutti i tifosi nerazzurri del mondo.”
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