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“Una persona tenuta alla quarantena deve rimanere nel proprio domicilio o dove decide di passare il periodo di isolamento fiduciario, pensare che qualcuno possa muoversi in giro per il mondo dopo aver avuto contatti stretti con persone positive, beh mi sembra un’assoluta follia”. Con queste parole, il primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, esprime la propria opinione in merito alle richieste delle varie Nazionali europee di avere i giocatori dell’Inter, al momento in quarantena dopo i quattro casi positivi degli ultimi giorni. “Il dato di fondo – prosegue Galli a ‘La Gazzetta dello Sport‘ – è che quando c’è un focolaio di una certa portata, come nel caso appunto dell’Inter, con più giocatori coinvolti, serve un numero congruo di giorni di quarantena. E per un periodo di due settimane chiunque sia entrato in contatto con i positivi non dovrebbe proprio muoversi di casa. Poi vabbé, esistono i protocolli e quello del calcio prevede la possibilità di tornare ad allenarsi, ma o in solitaria o comunque con il solito gruppo di lavoro. Stop”.
Invece le Nazionali insistono, vogliono i giocatori per le partite della settimana prossima: “I viaggi non garantiscono una situazione di sicurezza, quindi tra protocolli e ovvia considerazione sanitaria, sarebbe ampiamente opportuno restare in isolamento. Non voglio neanche pensare alle conseguenze di tutti questi possibili spostamenti”. Anche perché “se l’Ats ha detto no, significa che non devono muoversi. Non si può derogare dalle regole sanitarie. Per me non stanno in piedi le rimostranze delle federazioni. I giocatori potranno essere liberi di circolare soltanto due settimane dopo l’ultimo contatto avuto con chi è risultato positivo, quindi non prima della prossima settimana”. ha concluso Galli.
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