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“Quando sono arrivato all’Inter forse la tifoseria mi ha visto come un intruso o peggio, visto che provenivo dalla Juve. Nello sport, però, sono i risultati quelli che contano e, per merito e per fortuna, da quando sono arrivato all’Inter sono arrivati buoni risultati. Quindi ora credo di essere simpatico a buona parte degli interisti”. Parole di Beppe Marotta, amministratore delegato dei nerazzurri, che è il primo ospite del 2024 di “WOLF – Storie che contano”, il podcast condotto da Fedez, in una puntata che sarà online dal 17 gennaio.
L’esperto dirigente si racconta, tornando al passato con l’operazione Cristiano Ronaldo in bianconero: “L’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juve non ha portato i risultati sperati. Diciamo che il suo apporto non ha corrisposto alle grandissime aspettative che c’erano per il suo arrivo”. Ma si concentra anche su un possibile futuro dopo l’Inter: “Voglio continuare a dedicarmi allo sport, ma in una dimensione diversa. Vorrei occuparmi dello sport come fenomeno sociale. In Italia non solo rispetto agli Usa, ma anche rispetto agli altri paesi europei, siamo molto indietro sia sulle strutture, sia sulla pratica dello sport di base. Voglio mettere a disposizione la mia esperienza in modo che i bambini e i ragazzi che vogliono giocare a calcio, e non solo, possano farlo gratuitamente in strutture adeguate. C’è stata un’involuzione notevole dei vivai, dovuta anche al fatto che una volta il calcio si giocava ovunque: dai cortili agli oratori”.
Ma c’è spazio anche per altre tematiche, come quella relativa allo Stadio, cn sia Milan che Inter sempre più lontane da San Siro: “Gli stadi devono essere anche una fonte di reddito per le squadre. San Siro va rispettato come icona, perché è stato un contenitore di grandissime emozioni, di passioni, rappresenta la storia. Ma bisogna guardare avanti. Purtroppo, gli interventi strutturali sugli stadi in Italia sono regolamentati da un’infinita serie di livelli burocratici e amministrativi, tanto che diventa impossibile realizzare qualsiasi cosa. Questa situazione ha fatto sì che le due società abbiano cercato altre strade”.
In conclusione, si parla anche della situazione economica difficile in cui versa il calcio italiano: “Possiamo dire che risente della situazione economica del Paese. Le grandi aziende sono sempre meno e sempre meno capitali privati che possano essere messi a disposizione dello sport. Oggi la presenza di capitali stranieri nel calcio italiano è molto forte, fortunatamente. Il calcio italiano inoltre sconta un forte gap di produttività rispetto agli altri campionati europei: i diritti televisivi – che costituiscono oltre il 70% dei ricavi delle squadre – per la Serie A valgono circa 1,3 miliardi, per la Premier League 4 miliardi”.
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