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Hakan Calhanoglu è ormai diventato un punto di riferimento per la formazione nerazzurra, il centrocampista ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport raccontandosi a tutto tondo. Il numero 20 ha esordito commentando il distacco sostanziale tra l’Inter e la vetta della classifica: “Nessuno si aspettava che fossimo così indietro, è vero che il Napoli merita di stare lì e la colpa è la nostra. Contro Monza, Empoli, Sampdoria e Bologna abbiamo perso punti che fanno male, ormai credo che il Napoli non lo riprenderà più nessuno. Noi dobbiamo giocare sempre con il giusto atteggiamento, ci teniamo a vincere la Coppa Italia e in Champions vogliamo sorprendere”.
Il centrocampista turco ha poi proseguito: “Vedo che spesso ci manca la determinazione quando giochiamo contro le ‘piccole’. Come mi sento? penso di essere migliorato sotto tanti punti di vista, anche fuori dal campo mi sento più maturo. tifosi mi hanno dato energia e fiducia, mi sostengono anche quando sbaglio, mi sento libero. Devo dire che mi sento sottovalutato. Non sono lontano da De Bruyne o Modric. Nel mio ruolo mi vedo tra i cinque migliori d’Europa, lo dico con umiltà ma consapevolezza. Magari in questo periodo chi gioca in Premier League ha più visibilità”. Sul possibile rinnovo e la permanenza a Milano dichiara: “Sono orgoglioso che la società vuole rinnovarmi il contratto, il mio desiderio è rimanere qui”.
Calhanoglu ha poi concluso focalizzandosi sulla Champions e sulla Turchia: “In UCL ci aspetta una bottiglia in uno stadio che conosco molto bene. Il mio sogno è vincere la Champions e spero di poter incontrare il Milan ai quarti, un Derby in Champions resterebbe nella storia”. Poi ha concluso: “Il terremoto è stato un dolore enorme che mi ha scosso a livello emotivo, ora in campo mi emoziono di più e sento di dover dare il massimo per regalare un sorriso a chi sta soffrendo. Per fortuna la mia famiglia non è stata toccata, ma vedere che tutti si stanno muovendo per sostenere il Paese mi scioglie il cuore; vorrei solo che questa solidarietà ci fosse sempre, non solo nelle tragedie”.
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