Dalle indagini che hanno portato agli arresti dei capi ultras di Milan e Inter emerge anche “il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera”. In particolare, per quanto riguarda la Curva dell’Inter appare “un quadro fosco” nel quale “interessi di natura economica, speculazioni e condotte delittuose ascrivibili all’ordinaria dinamica degli stadi si coniugano con un fattore di recente emersione (ma già segnalato dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia dell’anno 2017): le attenzioni della ‘ndrangheta sul mondo del tifo organizzato”. Il Gip parla di “sete di guadagni”. Agli atti emerge una conversazione intercettata tra il capo della curva nord interista, Andrea Beretta (arrestato poche settimane fa per aver ucciso un altro capo ultrà, Antonio Bellocco) e un altro indagato: Beretta dice “…lo sai benissimo …io non faccio le cose per lo striscione….a me non me ne frega un emerito c…!”. L’altro risponde: “Ma nessuno lavora per il popolo!” Beretta: “Volete andate in curva a cantare Bella Ciao? a me non mi interessa? capito?”.
I principali indagati appartenenti alla Curva dell’Inter arrestati sono accusati di aver dato vita a un’associazione, aggravata dal metodo mafioso, finalizzata a “commettere una pluralità indeterminata di reati di lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, rissa, estorsione, intestazione fittizia”. Estorsioni anche ai danni “dei gestori del catering all’interno dello Stadio di San Siro, dove la corresponsione della somma estorta è avvenuta attraverso l’emissione di fatture false” e ai danni “di gruppi organizzati del tifo interista al fine di obbligarli ad acquistare tagliandi di ingresso allo stadio a prezzi maggiorati”. Gli indagati, inoltre, stando alle indagini, “contribuivano al pagamento delle spese legali per i componenti della Curva Nord indagati per fatti violenti commessi in occasione delle partite o sottoposti a Daspo”. L’aggravante quindi è di aver commesso i fatti “anche al fine di favorire l’associazione mafiosa dei Bellocco, a cui Bellocco Antonio (ucciso di recente ndr.), arrivato a Milano grazie a Ferdico, che gli procurava alloggio e occupazione lavorativa fittizia, riversava parte dei guadagni derivanti dalle attività illecite, anche ai fini del mantenimento in carcere dei detenuti”.