Calcio

Inchiesta ultras, Inter: sentito oggi in Questura a Milano Simone Inzaghi

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi, Inter - Foto Fabrizio Carabelli/IPA Sport

L’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi è stato sentito nella giornata di oggi dagli agenti della Squadra Mobile di Milano nella Questura del capoluogo lombardo come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta ultras che ha portato agli arresti di 19 persone nelle curve di Inter e Milan. Il tecnico piacentino è stato ascoltato per chiarire i rapporti e le presunte pressioni subite al telefono da Marco Ferdico, esponente di spicco degli ultrà interisti in cui il capo ultrà lo sollecitava a intervenire con il presidente Giuseppe Marotta per avere un numero di biglietti maggiore per la finale di Champions di Istanbul del 2023 contro il Manchester City.

Secondo quanto ricostruito nell’ordinanza che ha portato agli arresti, la richiesta di Ferdico al mister era stata di questo tenore: “Intervenire con la società, o meglio direttamente con Marotta al fine di ottenere ulteriori 200 biglietti” per la finale di Champions di Istanbul dello scorso anno. Da Inzaghi sarebbe arrivata poi “la promessa di intercedere con i vertici societari“.

Secondo quanto riferisce l’Ansa, Inzaghi è stato sentito in un ufficio esterno alla Procura di Milano. La sua deposizione sarebbe durata parecchio e il tecnico nerazzurro avrebbe risposto su tutto e in modo esauriente a ogni domanda. Tra domani e dopodomani, inoltre, sarà sentito anche il vicepresidente Javier Zanetti come persona informata sui fatti.

Sentito come teste, Inzaghi ha parlato di richieste arrivate dal capo curva, di interlocuzioni, ma ha precisato di non aver subito minacce, né di essersi sentito intimidito. In particolare, in riferimento a una intercettazione posta agli atti di una conversazione con il capo ultrà Marco Ferdico, in cui quest’ultimo sollecitava il tecnico piacentino a intervenire nei confronti dell’allora ad Giuseppe Marotta per avere più biglietti per la finale di Champions di Istanbul, Inzaghi ha spiegato che questo era un tipico dialogo appartenente alla tipica dialettica tra tifosi e squadra, con quest’ultima che non voleva perdere i propri supporters.

Inzaghi ha pertanto ammesso di aver parlato al telefono con Ferdico e di aver avuto rapporti di interlocuzione con i capi curva, precisando però che in quei dialoghi lui non ha manifestato alcun timore, alcuna paura, che non si è sentito mai minacciato dal capo ultrà e dalle sue richieste. Come riferisce l’Ansa, Inzaghi ha voluto precisare che per una squadra, quando è sul campo, è molto diverso se a supportarla ci sono 800 persone o invece 1500 persone che fanno il tifo: per questo, l’interesse suo così come quello della squadra era di non perdere quel supporto, evitando anche che ci fosse un altro sciopero della curva.

Ansa ha inoltre riportato ulteriori frasi di Inzaghi nella sua deposizione ai pm: “Dissi alla società che c’era bisogno di qualche biglietto in più”, ha spiegato, si riferisce alla finale di Istanbul e alla richiesta degli stessi ultras di 200 biglietti ulteriori. Inzaghi ha dunque proseguito nella sua testimonianza: “Rappresentai alla società, alla dirigenza, ma non ricordo a chi, la richiesta di Ferdico. Il mio desiderio era che ci fossero i tifosi della squadra per poterla incitare”.

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