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“Volete sapere di cosa sono responsabile? Di averlo amato, di essermi preso cura di lui, di avergli allungato la vita, di averla migliorata fino in fondo“. Lo ha detto Leopoldo Luque, medico di Diego Armando Maradona, indagato per omicidio colposo dopo la morte del Pibe de Oro all’età di 60 anni. Il medico, in conferenza stampa, ha spiegato tra le lacrime la sua versione, affermando di ritenersi un amico di Maradona, e di aver fatto tutto quello che poteva fino all’impossibile.
“Lo vedevo come un padre, non come un paziente – ha affermato Luque -. Sarebbe dovuto andare in un centro di riabilitazione. Non voleva“ – spiega il medico raccontando i giorni successivi alle sue dimissioni in seguito a un’operazione di urgenza. Luque ha definito Maradona un paziente “ingestibile”, ribadendo poi che, essendo un neurochirurgo, l’assistenza a casa non era una sua responsabilità. “Sono la persona che si è presa cura di lui – ha affermato -. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto. Non ho nulla da nascondere. Sono a disposizione della giustizia. Non so chi sia responsabile del fatto che non ci fosse un’ambulanza”.
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