Zlatan Ibrahimovic, nel suo libro “Adrenalina”, ha parlato anche dell’esperienza al Manchester United, dove ha giocato dal 2016 al 2018. “Tutti considerano lo United un top club, uno dei più ricchi e potenti al mondo, e dall’esterno io pensavo allo stesso modo. Ma appena ci sono entrato, ho scoperto una mentalità meschina – ha rivelato lo svedese -. Una volta, quando ero in albergo con la squadra prima di una delle partite, ho avuto sete. Ho aperto il minibar e mi sono preso un succo di frutta. La partita era finita. Siamo tornati a casa. Dopo un po’ mi è arrivato lo stipendio. Di solito non leggevo la busta paga, ma quella volta, non so perché mi sono incuriosito e ho capito che una sterlina era stata detratta dalla mia retribuzione“.
“Ho chiamato il team manager e gli ho chiesto informazioni. Mi ha risposto che la sterlina detratta era dovuta al succo di frutta preso dal minibar – ha proseguito il 40enne – . Gli ho chiesto se stava scherzando. Ma era serio. “Se ordini qualcosa qui, devi pagare” e io ho replicato: “Ok, ma non sono andato in albergo da solo. Non ero in vacanza, ma al lavoro. Se devo giocare e ho sete, devo bere. Non posso andare in campo disidratato. In Italia non può succedere niente del genere“.
“Questi sono i dettagli che contano e suscitano il rispetto dei giocatori – ha sottolineato l’attaccante del Milan nel libro autobiografico – Ogni giorno al Manchester mi veniva chiesto di mostrare la mia carta d’identità per poter raggiungere il campo di allenamento. Una volta ho detto alla guardia: “Senti, amico, è un mese che vengo qui tutti i giorni. Sono il miglior giocatore del mondo. Se ancora non mi riconosci, allora hai scelto il lavoro sbagliato“.