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Zlatan Ibrahimovic è stato ospite del Festival di Trento, in cui ha parlato di tantissimi temi sempre sottolineando il suo non essere banale. L’ex giocatore del Milan ha voluto ricordare in particolare fra gli altri, l’amico ed ex agente, purtroppo ora scomparso, Mino Raiola che ha rappresentato per Ibrahimovic un padre sportivo e non solo.
Le parole di Ibra: “La mia carriera è iniziata con Mino Raiola. Come ho conosciuto lui ho fatto un po’ quello arrogante, lui ha fatto l’arrogante, poi ho mollato un po’ (ride, ndr). Ho conosciuto una persona fantastica, è diventato come un papà , un amico, tutti i giorni parlavo con lui: siamo cresciuti insieme, da lì siamo diventati forti insieme. Ero con Mino quasi tutti i giorni nel suo ultimo periodo di vita. Non era facile, quando vedi una persona in difficoltà è difficile. C’era tanta emozione. Volevo togliergli il pensiero fisso della malattia, gli portavo energia e positività invece di parlare della sua malattia. Lui pensava sempre agli altri e non a se stesso. Era sempre dietro i giocatori, venivano sempre prima loro e poi lui. Ed è stato così anche negli ultimi mesi“.
E poi ancora: “Gli scudetti della Juve? Sono 38, non 36. Perché abbiamo lottato tutti i giorni per tutte le partite e abbiamo fatto tutto in campo. Chi era in quella squadra sa cosa ha fatto: abbiamo dimostrato che eravamo i più forti in Italia. Per questo dico che sono 38. Dopo ero in bilico tra Milan ed Inter? Raiola parlava con entrambi, eravamo più vicini al Milan, poi loro dovevano giocare un preliminare per la Champions e mi chiedevano di aspettare per capire la situazione. In quel momento l’Inter ha capito e ha chiuso prima“.
Poi sul Milan: “Avevo un buon rapporto con Berlusconi, quando entrava in una stanza te ne accorgevi. Ha un carisma che entra nelle persone, poi è sempre stato mister Milan, ha cambiato la storia del calcio. Mi ha dato la possibilità di tornare a sorridere dopo il periodo al Barcellona. port 2023, a Trento. “Parlavamo spesso di tante cose, mi diceva come dovevo giocare, come dovevo muovermi. Mi stimolava molto. A Parigi poi è stata un’avventura difficile, non volevo muovermi dal Milan. Prima di andare in vacanza avevo chiesto a Galliani un incontro chiedendogli di non vendermi. Mino mi chiamò dieci volte in mezz’ora, avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Poi alla fine mi sono convinto, avevo messo tanti punti nel contratto, pensavo non firmassero più, invece accettarono“.
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