I giocatori di calcio ad alto livello hanno abilità cognitive più elevate rispetto alla popolazione generale. E’ questo quanto afferma un nuovo studio, importante, internazionale e prestigioso, che ha analizzato 204 giocatori di calcio di elite di squadre di prima divisione in Brasile e Svezia, oltre a 124 partecipanti non calciatori. Questa ricerca ha scoperto che i calciatori avrebbero livelli più elevati di abilità cognitive, tra questi una migliore pianificazione avanzata, una maggiore memoria di lavoro e una migliore flessibilità cognitiva rispetto alla popolazione generale.
I risultati sono stati pubblicati sul PNAS Journal. Utilizzando una varietà di compiti di valutazione delle funzioni esecutive, della memoria, della pianificazione e dei tratti della personalità, i ricercatori hanno scoperto dei risultati che, per il senso comune e per il classico stereotipo di chi gioca a pallone per professione, suonano francamente come sorprendenti. Le università di Oxford, Aarhus, Bologna, CQUniversity Australia, Rio de Janeiro State University e Karolinska Institutet, riunite in un importante sforzo collaborativo, hanno messo su un team di ricerca che ha scoperto come i calciatori di elite abbiano costantemente ottenuto risultati migliori rispetto ai semplici partecipanti di questo trial, con dei riscontri superiori alla media della popolazione in aree quali flessibilità cognitiva, pianificazione e memoria di lavoro.
Lo studio ha anche rivelato un tratto di personalità distintivo che accomuna i calciatori di alto livello: sono risultati più coscienziosi, estroversi e aperti a nuove esperienze rispetto ai membri del gruppo di controllo di questo esperimento scientifico. I calciatori hanno anche mostrato livelli inferiori di nevroticismo. Sia le loro capacità cognitive che le caratteristiche della personalità hanno dimostrato di poter prevedere comportamenti calcistici chiave, tra cui i gol, gli assist e i palleggi riusciti.
Utilizzando l’intelligenza artificiale, inoltre, i ricercatori sono stati anche in grado di distinguere i 204 calciatori che hanno partecipato al test e i 104 individui non calciatori con una precisione del 97% in base alle loro sole caratteristiche cognitive e di personalità. I ricercatori hanno però tuttavia sottolineato come anche altri fattori psicologici non emersi nel test, come la tenacia mentale e la coesione di gruppo, possono avere un impatto significativo sulle prestazioni calcistiche di successo.
IL PARERE DEL DOTTOR BONETTI
“Innumerevoli individui sognano di diventare calciatori, anche se solo pochi eletti riescono a raggiungere questo obiettivo. Volevamo scoprire cosa rende i calciatori d’élite così speciali e cosa spinge al loro successo” – ha affermato il principale autore di questa ricerca, il dottor Leonardo Bonetti, Junior Research Fellow presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford e professore associato presso il Centre for Music in the Brain presso l’Università di Aarhus in Danimarca – Tuttavia, negli ultimi anni, le capacità cognitive sono emerse come un fattore critico. Il nostro studio non solo conferma questo, ma amplia anche in modo significativo i risultati precedenti combinando valutazioni psicologiche complete con tecniche di apprendimento automatico all’avanguardia”.
Non è tutto. Ricerche preliminari avevnao già suggerito che i giocatori d’élite possiedono eccezionali capacità cognitive, in particolare nelle funzioni esecutive, consentendo loro di adattarsi rapidamente alla natura dinamica del gioco del calcio. Tuttavia, gli studi pregressi erano spesso di piccole dimensioni o utilizzavano giocatori non di prima fascia. Si tratta dunque di una conferma rispetto a una teoria che già era emersa tra gli accademici.
E sulla scorta di queste scoperte, il team di ricercatori provenienti da Svezia, Brasile, Danimarca, Italia e Regno Unito ha stabilito di condurre un importante studio in stretta collaborazione, per esplorare in modo specifico i profili cognitivi e psicologici dei giocatori di calcio di alto livello.
LE PAROLE DEL PROFESSOR PETROVIC
“Questa ricerca non solo promuove l’identificazione dei talenti e lo sviluppo dei giocatori, ma esplora anche le connessioni tra cognizione, personalità e comportamento – ha spiegato il professor Petrovic del Karolinska Institutet – Solleva l’intrigante possibilità che tratti come funzioni esecutive, pianificazione e memoria possano essere stati plasmati da interazioni di gruppo attive nel corso della storia umana, come attività cooperative come la caccia. Il calcio, con la sua natura dinamica e collaborativa, fornisce un contesto ideale per studiare questi tratti”.