[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
“Non era un tifoso accanito, gli piaceva farsi qualche trasferta insieme ai cugini per vedere le città. Era stato anche a Basilea per la finale di Coppa delle Coppe“. Andrea Lorentini ricorda così papà Roberto, medico e tifoso della Juventus scomparso 35 anni fa in quel maledetto 29 maggio 1985, giorno della tragedia dell’Heysel. Parlando ai microfoni de ‘Ilbianconero.com’, Lorentini ricorda il gesto del padre che dopo esser riuscito a sfuggire alla tragedia si voltò e vide Andrea Casula, 11 anni, che aveva bisogno di aiuto. Roberto gli corse incontro e finirono tutti e due sepolti dalla bolgia. “Come medico si è sentito di dare una mano, servendo gli altri fino all’ultimo – ha raccontato il figlio di una delle 39 vittime che all’epoca dei fatti aveva solo 3 anni -. E’ una ferita che non si rimarginerà mai. Ogni anno, quando si arriva a questa ricorrenza, è sempre un momento di sofferenza particolare. Io e gli altri familiari delle vittime dell’Heysel cerchiamo di dare un senso in una situazione nella quale è difficile trovarlo. Non accetterò mai di aver perso una persona cara per una partita di calcio: sarebbe dovuto essere un momento ludico, è diventata una strage. Cerchiamo di tenere viva la loro memoria attraverso alcune iniziative“, conclude.
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180”]