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Giorgio Chiellini continua a far parlare di sé, nel bene e nel male. Difficile rimuovere dalla mente i passaggi inerenti a Felipe Melo e Mario Balotelli, ma bisogna tuttavia ammettere come il libro del difensore della Juventus non sia fatto solo di frasi a sensazione o criticabili. Dopo giorni di discussioni sui giocatori che non piacciono al capitano della Nazionale, alcuni estratti sui giocatori e le personalità che ammira di più. Di seguito le sue dichiarazioni complete:
SU SERGIO RAMOS – “Quando mi chiedono chi sia il più forte difensore al mondo, io rispondo Sergio Ramos. E allora mi si può dire che Ramos è tutto diverso da Chiellini: è impulsivo, per niente tattico, uno che ti fa prendere 8 o 10 gol all’anno, io se ne faccio prendere 2 o 3 non vivo più, lui è molto più tecnico, potrebbe fare l’attaccante, insomma è proprio l’opposto di me. Quando non c’è lui, fuoriclasse come Varane, Carvajal o Marcelo sembrano ragazzini della Primavera, regrediscono di colpo. Senza Ramos, il Real diventa una squadra indifesa”.
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SU PEP, KLOPP E MOURINHO – “Se Guardiola avesse allenato in Italia, o se un giorno dovesse farlo, il suo modo di difendere diventerebbe di sicuro un po’ più accorto. La differenza con i suoi colleghi è evidentissima. Ha una marcia in più. Il carisma di Mourinho ha cambiato il nostro sport. A me piace chi trasmette emozioni, anche se come avversario l’ho odiato, sportivamente parlando, s’intende, perché una volta finita la battaglia rimane solo la stima. Io non porto rancore, e Mourinho è un grande personaggio. Negli ultimi due anni il fenomeno della panchina è tuttavia Jürgen Klopp. Mi fa impazzire durante il riscaldamento delle squadre, prima delle partite, quando si piazza sulla linea di metà campo con il suo metro e novanta e resta a guardare gli avversari sorridendo, a braccia conserte, fermo per un buon quarto d’ora”.
SU ALLEGRI – “E’ un allenatore abilissimo a dare fiducia al gruppo nelle situazioni impossibili, nel farti credere che in fondo non è niente di speciale. Più la partita si avvicina, più sa trasmettere emozione pura. Il magistero di Allegri si impronta della leggerezza”.
SU PIRLO E DONADONI – “Un conto è vedere Pirlo da lontano o in tv, un altro è seguirlo in campo, lui ti amplia gli orizzonti, è un marziano che rende speciale ogni cosa. Certo, da allenatore Andrea dovrà tornare sulla Terra perché non potrà pretendere che i suoi giocatori abbiano gli occhi dietro la testa come li aveva lui. Mi ricordo Donadoni, quando venne ad allenare a Livorno, io ero giovane e lui aveva 40 anni ma era ancora il giocatore più forte che teoricamente avremmo avuto in rosa, un fuoriclasse assoluto. Chiedeva cose immensamente giuste, ma per noi in quel momento impossibili”.
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