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L’ex arbitro Claudio Gavillucci ha parlato a Radio Punto Nuovo del suo contrasto con Marcello Nicchi, presidente dell’AIA: “Venerdì mi hanno tolto la tessera dell’AIA tramite la commissione disciplina d’appello. La sentenza di primo grado è stata confermata e la tessera mi è stata revocata per sempre. C’è l’ultimo grado di giudizio, quindi andrò avanti. Il provvedimento è una punizione per aver esercitato il mio diritto a ricorrere al TAR per chiedere un risarcimento per un torto subito. Mi hanno detto che non avrei potuto farlo, come invece fanno tantissimi atleti e società. Non l’ho fatto per tornare in campo, ma perché volevo avere un giudizio dal tribunale civile e non quello sportivo, per capire se fossi stato cacciato seguendo il regolamento. Anche il mio avvocato Gianluca Ciotti, associato AIA, è stato sospeso. Ho affrontato temi quali la trasparenza, l’unificazione della C.A.N. A e C.A.N. B, la possibilità di far parlare gli arbitri dopo le gare. Prima di far parlare gli arbitri all’esterno, Nicchi dovrebbe ascoltare le loro idee all’interno. Non mi sono mai messo in contrapposizione con l’Aia ma le mie lamentele sono sempre state fatte per migliorare l’associazione, tant’è che sono state recepite, ma comunque venerdì mi sono ritrovato fuori per sempre: questa è assurdo. Il TAR è pieno di ricorsi di sportivi, ma non per questo vengono buttati fuori delle proprie associazioni”.
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Gavillucci ha poi continuando esponendosi sul contratto di Nicchi come consulente Var, soffermandosi sui meccanismi poco democratici vigenti nell’AIA: “Il regolamento dell’AIA è chiarissimo: il presidente non può avere come introito principale qualcosa che derivi dal suo incarico. Non mi pare di aver letto nessuna smentita ed è che questo contratto non sia pubblico. Spero che la Procura Federale abbia aperto un fascicolo e stia indagando, se così fosse Nicchi dovrebbe dimettersi. Ha sempre dichiarato di non percepire nessun introito. Il problema è che così avrebbe tradito la fiducia dei suoi elettori, che per un rimborso irrisorio, mandano avanti un’attività di volontariato di migliaia di arbitri sul territorio. Se fosse vero, si capirebbe meglio perché sta là da 12 anni senza aver creato un alternanza al vertice, e si capirebbe perché vuole ricandidarsi per altri 4 anni. Entro il 15 gennaio dovrà essere eletto il nuovo presidente dell’AIA, che sarà eletto a sua volta dai presidenti delle sezioni territoriali. In sezioni numerose ci sono anche dei delegati. Purtroppo con molta probabilità queste elezioni verranno indette tra il 15 novembre ed il 15 dicembre, da Nicchi. Il candidato che si opporrà a Nicchi avrà soltanto un mese di tempo per conoscere le persone che sono state elette, che si ridurrebbe a poco più di una settimana di tempo causa feste e sezioni chiuse. Uno schifo, alla faccia della democrazia e della par condicio. Il regolamento non dà tempo materiale di fare campagna elettorale o dichiarazioni prima di 30 giorni dell’elezione del presidente”.
Gavillucci termina poi le sue dichiarazioni dicendo la sua su Alfredo Trentalange, il possibile erede di Nicchi: “Ho sentito le voci in giro, è un’occasione da non farsi sfuggire. Ha grandi doti umane, e tecniche riconosciute anche a livello internazionale cosa che serve all’AIA più di tutto. In una democrazia, in un Paese libero, c’è bisogno che chi vada a scontrarsi al voto politico abbia le stesse occasioni. Come si fa a girare l’Italia in poco più di una settimana, con 200 sezioni? Dovrebbe intervenire qualcuno per un cambio di regolamento e dare maggiore spazio a chi si oppone, senza paura di ritorsioni. Chi subentra dovrà cambiare questa legge elettorale. Mi auspico ci sia un cambiamento, dal punto di vista tecnico, e se fosse veramente Trentalange il prossimo presidente, considerando anche il ruolo che ricopre in FIFA da istruttore, darebbe una grande opportunità al nostro paese. Io come volto nuovo della governance? L’ho messo per iscritto nel mio libro, ho sempre fatto tutto con lo scopo di migliorare l’AIA, quindi se me lo chiedessero, non mi tirerei indietro”.
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